Strategie e consigli per fare personal branding: intervista al team di DigitalPR.store

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Fare personal branding è un esercizio lungo e impegnativo, ma molto redditizio: per questo vale la pena di capire in che modo si deve procedere per tentare di raggiungere i risultati desiderati. Ne abbiamo parlato con lo staff di DigitalPR.store, il piattaforma di pubblicazione per la Digital PR.

Da dove si deve partire per il personal branding?

Anche se può sembrare banale affermarlo, non si può che iniziare conoscendo sé stessi, e cioè cercando di capire che cosa si è in grado di offrire agli altri. Per questo c’è bisogno di un esame approfondito che non può essere trascurato e neppure eseguito in poco tempo; al contrario, occorre una buona dose di pazienza, perché si tratta di comprendere in che modo ci si può rendere utili per un datore di lavoro o per un cliente, mettendo in risalto le proprie capacità, ma anche le proprie caratteristiche personali, incluse – perché no? – le passioni. Per avere successo bisogna riuscire a offrire qualcosa che non c’è ancora sul mercato: qualcosa di speciale, insomma, o addirittura di unico.


Che consigli date a questo proposito?

È molto importante definire in maniera accurata il proprio stile comunicativo: non è detto che si debba per forza essere anti-convenzionali per risultare originali, per esempio. Ogni caso deve essere valutato a sé, e non esiste una formula magica valida per tutti: insomma, non ci sono strategie universali che vanno bene per chiunque. Ciò che conta è fare in modo che le caratteristiche soggettive coincidano per quanto possibile con le peculiarità del brand personale. Per la costruzione di un brand personale facile da riconoscere e da ricordare, è essenziale non solo comunicare i propri pregi, ma anche far conoscere le proprie passioni, indicare le proprie competenze e soprattutto raccontare ciò che si ha in mente di fare.

Dopodiché è necessario definire il proprio target di riferimento, giusto?

Esatto, proprio come deve avvenire in qualsiasi strategia di marketing. Non ci si può mettere al lavoro, insomma, se prima non si è stabilito a quali potenziali clienti ci si deve rivolgere. Anche qui, non c’è una formula perfetta per tutti: in alcune circostanze può essere meglio puntare su una nicchia e specializzarsi, mentre in altre situazioni conviene rivolgersi a una platea più vasta ed eterogenea, senza porsi dei limiti rispetto alle opportunità in cui ci si può imbattere. Quale che sia la strategia di personal branding che si decide di adottare, in goni caso, resta fondamentale conoscere il pubblico in modo completo. Per farlo, si deve imparare a pensare come gli altri, cercando di comunicare nello stesso modo e di porsi gli stessi interrogativi. In concreto, ciò vuol dire prendere parte agli eventi di settore, ma anche tenere d’occhio le conversazioni online.

A questo punto che cosa bisogna fare?

Arriva il momento di cercare le keyword. Si tratta, in pratica, di comprendere quai termini vengono utilizzati dalle persone che effettuano delle ricerche su Google quando hanno bisogno di un servizio o di un prodotto simili a quello che si ha in mente di offrire. In linea di massima, se si è deciso di orientarsi verso una nicchia ristretta, sono da preferire keyword lunghe: in effetti, più che di parole chiave è il caso di parlare di frasi chiave. Nell’altro caso, invece, si fa riferimento a frasi più generiche, che però comportano un livello più elevato di competitività. È chiaro che se si mira a un pubblico abbastanza ampio è possibile spaziare su vari temi e si gode di una maggiore libertà di comunicazione, che però viene equilibrata da un maggior numero di competitor da sconfiggere. Insomma, per raggiungere i traguardi auspicati servirà un po’ più di tempo.

Personal branding: reputazione personale

Si arriva, quindi, alla fase di pianificazione dei contenuti.

Proprio così. È importante tenere a mente, in questa fase, che la comunicazione può essere articolata in numerose tipologie di contenuto e, di conseguenza, in vari formati. Ci sono i post dei blog, per esempio, ma anche le infografiche, le guide in pdf e le raccolte di link. Inoltre, vale la pena di citare le collezioni curate, i modelli pronti, le tabelle comparative, i glossari e i piani di azione. Insomma, sarebbe un errore limitarsi solo al blog, che pure resta uno strumento efficace.

A tal proposito, come si dovrebbe gestire un blog?

Stiamo parlando di un mezzo senza dubbio valido per presentarsi, far conoscere le proprie competenze e mettere in mostra il proprio sapere. A patto, però, che la gestione dei contenuti rispetti dei requisiti ben precisi. Per esempio un blog non aggiornato, per quanto possa proporre dei contenuti interessanti, non desta una buona impressione, e può perfino danneggiare l’immagine di chi lo ha scritto. E poi ci vogliono, ovviamente, delle competenze autoriali, che possono essere sviluppate e consolidate anche con l’esperienza pratica. In sintesi, i consigli da uno due: da un lato essere regolari nelle pubblicazioni; dall’altro lato imparare sul campo e trarre vantaggio anche dagli errori che volenti o nolenti si finirà per commettere.

Oltre al blog è necessario realizzare un vero e proprio sito web?

Sì, ancora oggi i siti web hanno una grande utilità, e la mantengono anche quando si parla di personal branding. In effetti, il sito può essere il punto di partenza di tutte le comunicazioni che verranno prodotte e condivise, una sorta di collettore in cui sono presenti i contenuti testuali che si pubblicano e le informazioni relative ai servizi e ai prodotti che si offrono. Ma in questo hub possono trovare spazio anche i link ai social network, e magari le recensioni di clienti soddisfatti. Il sito, come si suol dire, è un biglietto da visita, e per questo deve suscitare un’eccellente impressione sin dal primo momento.

E che cosa vuol dire?

I contenuti sono importanti, ma la forma lo è altrettanto. I dettagli grafici non possono essere trascurati, anche perché c’è bisogno di un logo professionale. È fondamentale curare la pagina del “Chi sono”, perché aiuta le persone ad appassionarsi e a stabilire un primo legame. Così, i visitatori si potranno trasformare in follower sui social network, e poi in utenti registrati alle newsletter, e infine in clienti veri e propri.