Bimbo di Formia in terapia intensiva a Roma per Mis-C, sindrome post Covid. L’appello della madre

Un ragazzino di Formia di appena 8 anni è stato ricoverato in terapia intensiva a Roma, venendo dichiarato fuori pericolo solo dopo interminabili ore di apprensione: è risultato affetto dalla Mis-C. A molti non dirà nulla, ma è un acronimo che sta per Multisystem Inflammatory Syndrome-Covid, e indica la sindrome infiammatoria multisistematica dovuta all’infezione da Sars-CoV-2. Individuata per la prima volta in Inghilterra nel 2020, è una grave quanto rara patologia che colpisce soprattutto bambini e adolescenti, creando una condizione infiammatoria che può coinvolgere, compromettendolo pesantemente, ogni organo vitale. Cuore, polmoni, fegato, reni, encefalo. Come purtroppo accaduto anche nel caso del piccolo del sud pontino, al centro nei giorni scorsi di un trasferimento d’urgenza all’ospedale Bambino Gesù.

L’ospedale ‘Dono Svizzero’ di Formia

Il calvario del giovanissimo formiano, frequentante l’Istituto comprensivo Pasquale Mattej, inizia sabato 11 dicembre. Ha febbre alta che non scende in alcun modo e le labbra visibilmente gonfie. Un quadro che il lunedì seguente porta al ricovero presso il Dono Svizzero. Ospedale dove il bimbo come da prassi viene sottoposto anche ai tamponi Covid: due antigenici risultano negativi; il terzo ed ultimo, molecolare, dà l’esito opposto. Una positività certificata il 15 dicembre. E seguita nella stessa giornata dal trasporto in codice rosso alla volta della Capitale, coinciso appunto con il ricovero nella terapia intensiva dell’ospedale pediatrico della Santa Sede. È lì che viene diagnosticata la Mis-C, circostanza che porta all’inizio di una serie di trattamenti con immunoglobuline per via endovenosa. Non c’è da perdere ulteriore tempo, il decorso infiammatorio ha reso la situazione più che delicata. Il sospiro di sollievo per il diretto interessato e i familiari arriva solo a distanza di circa quarantotto ore dall’accesso al Bambino Gesù, pur confermando il ricovero in terapia intensiva. Terminato finalmente mercoledì 22, quando il paziente è stato spostato nel reparto Covid. Un altro passo verso le dimissioni.


«Non so come ringraziare quei medici, sono stati fantastici sia dal punto di vista umano che professionale, me l’hanno letteralmente salvato», le parole della madre del piccolo. La quale coglie l’occasione per provare a sensibilizzare la collettività: «Bisogna informarsi, stare attenti e sforzarsi nel tenere sempre la guardia alta. Sia per il Covid che per quanto riguarda la Mis-C, sindrome post virus la cui esistenza è ignorata dai più, o comunque sottovalutata dal punto di vista della pericolosità. Da un giorno all’altro ha rischiato di strapparmi mio figlio». Un bimbo che nonostante la grave minaccia scampata ne avrà ancora per molto. Sia dal punto di vista emotivo che – soprattutto – fisico, il percorso di riabilitazione che dovrà affrontare si prospetta decisamente in salita: in questo caso per guarire in maniera completa ci vorranno mesi.

La parte peggiore è passata, insomma, eppure l’incubo che ha travolto quel bambino e i suoi cari è lungi dall’essere messo alle spalle. Come difendersi? Innanzitutto, servono un alto livello di prevenzione personale e una diagnosi pediatrica tempestiva. Nonché un occhio attento alla sintomatologia: la Mis-C, a tutt’oggi ancora oggetto di studio, si manifesta con febbre elevata, disturbi gastrointestinali (dolore addominale, nausea e vomito), sofferenza miocardica con annessa insufficienza cardiaca, alterazioni neurologiche (meningite asettica ed encefalite), ipotensione e shock.