Omicidio Marino, l’ora del processo d’appello

Approda in Corte d’Assise d’Appello a Roma il processo per l’omicidio di Gaetano Marino, detto Moncherino, di Napoli, fratello di Gennaro ‘O Mckey, ucciso dieci anni fa sul lungomare di Terracina a colpi di pistola.

La prima udienza è fissata per il 22 marzo 2022.


In primo grado la Corte d’Assise del Tribunale di Latina ha condannato all’ergastolo, con isolamento diurno, Arcangelo Abbinante, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, e Giuseppe Montanera, presunto componente del commando, e a 22 anni di reclusione, con l’attenuante della minima partecipazione, Carmine Rovai e Salvatore Ciotola, che secondo l’Antimafia avrebbero dato appoggio logistico ai killer.

I quattro imputati, difesi dagli avvocati Claudio Davino, Nicola Quatrano, Fabio Greco, Vincenzo De Rosa e Giuseppe Lauretti, sperano ora nell’appello.

Per gli inquirenti l’esecuzione di Marino venne compiuta nell’ambito di uno scontro di camorra all’interno dei cosiddetti Scissionisti di Secondigliano per la gestione delle Case Celesti, nel quartiere Scampia, una ricca piazza di spaccio.

Più nello specifico uno scontro tra il gruppo degli Abbinante-Notturno-Aprea-Abete e le famiglie Magnetti-Petriccione, legale al clan Vanella-Grassi.

Il pentito Pasquale Riccio, detto Pasquale ‘O Palloso, anche lui condannato per l’uccisione di Marino in un separato processo, ha sostenuto che la soffiata sulla presenza di Marino a Terracina venne data da Rovai ad Abbinante, specificando che Rovai si era da tempo trasferito nel centro pontino e che lo stesso “era coinvolto nella installazione e gestione degli apparecchi per il poker online presso gli esercizi commerciali del Rione Monte Rosa” e “nello spaccio della cocaina proprio nella zona di Terracina”.

Ha poi aggiunto che, sempre tramite Rovai, detto ‘O Cinese, era stata affittata una prima abitazione a Terracina, sulla Pontina, e portati lì due motocicli e armi.

Poi l’affitto di un secondo appartamento in centro e infine l’omicidio.

Per quanto riguarda gli imputati, la Corte d’Assise del Tribunale di Latina ha sostenuto che “quanto al ruolo di esecutore materiale di Abbinante Arcangelo, oltre alle dichiarazioni di Iavazzi Raffaele sull’abbigliamento del killer, valgono a ulteriore riscontro le circostanze che Ambra Giuseppe riferisce di aver appreso direttamente da Abbinante Arcangelo e quelle che Marino Giovanni riferisce di aver appreso da Montanera Giuseppe”.

Ancora: “Quanto al ruolo di Montanera Giuseppe sia nella deliberazione dell’omicidio che nella successiva esecuzione valgono quale riscontro le dichiarazioni di Ambra Giuseppe e quelle di Marino Giovanni e in misura minore quelle di Annunziata Gaetano”.

Su Rovai invece i giudici precisano che a pesare sono le dichiarazioni di Riccio, gli accertamenti sugli immobili, le dichiarazioni di altri cinque testimoni.

Infine Ciotola, presente “esattamente al momento dell’omicidio a poche decine di metri dal luogo dello stesso”.