“Naziste russe”, l’odio di guerra corre online: il caso tra Formia e Gaeta

Gli effetti collaterali dell’invasione russa in Ucraina si fanno sentire pure in provincia di Latina, con un caso che nei giorni scorsi è finito sia sul tavolo della Procura della Repubblica di Cassino che su quello dell’ambasciata del Cremlino in Italia. Una vicenda spiacevole e potenzialmente pericolosa tutta al femminile, nata via social sull’onda emotiva della guerra nell’est Europa che sta tenendo col fiato sospeso mezzo mondo, ma deflagrata fino a fare temere conseguenze reali a ben altre latitudini. Precisamente nel Golfo di Gaeta, dove risiedono le quattro protagoniste.

Da una parte ci sono una madre e la figlia, 52 e 32 anni, ucraine russofone originarie del Donbass e da anni residenti a Formia, dall’altra due ucraine originarie di Mikolaiv e residenti nella vicina Gaeta. Cos’è accaduto? “Queste ultime hanno invitato tutta la popolazione del comprensorio, con messaggi minatori e post pubblici contenenti anche il volto delle malcapitate, a ledere nonché sputare in faccia alle due donne di Formia, promettendo loro un male ingiusto non appena sarà possibile incontrarle e questo solo per il fatto di essere vicine alla Russia, tanto da etichettarle pubblicamente come naziste”.


Parole dell’avvocato Gaspare D’Elia, legale delle destinatarie dell’odio social. Che ha raccontato fino a che punto la questione virtuale sia divenuta anche faccenda concreta: “Le due donne, i cui i volti sono diventati pubblici, in quanto il post è stato condiviso anche da altri utenti sulla piattaforma Facebook, ad oggi temono fortemente per la loro incolumità atteso il clima di tensione ingeneratosi anche in altre parti d’Italia, tanto da aver modificato in senso restrittivo le proprie abitudini di vita anche in una città di medie dimensioni come Formia, dove peraltro sono conosciute”.

Uno dei messaggi incriminati

“In un momento così difficile e complicato sul piano geopolitico – ha aggiunto l’avvocato – risulta oltremodo impensabile come anche nel Golfo di Gaeta si stiano verificando atti di tale portata lesiva nei confronti di due donne che hanno l’unica colpa di appartenere alla Russia”. Ed ecco dunque la presentazione di una denuncia-querela indirizzata nei giorni scorsi alla Procura di Cassino, al fine di tutelare madre e figlia “da qualsivoglia azione atta a ledere le due persone offese, che regolarmente prestano attività lavorativa”.

L’avvocato Gaspare d’Elia

L’ipotesi di reato presupposta da D’Elia fa riferimento all’articolo 604 bis del codice penale, che punisce l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa con la pena della reclusione fino a 4 anni. Non solo la bussata negli uffici di piazza Labriola, però: come accennato in apertura, il legale ha anche provveduto a contattare l’ambasciata russa. “Ha già instaurato il procedimento atto a tutelare le donne mediante la linea dedicata dallo scoppio del conflitto bellico”, ha spiegato l’avvocato.