Crematorio a Fondi, le reazioni al ricorso bocciato dal Tar

Il progetto dell'impianto di cremazione a Fondi

Il ricorso presentato dal comitato ‘No al forno crematorio a Fondi’ e dalla società Xtigre srl è irricevibile e inammissibile: è quanto stabilito dal Tar, sezione distaccata di Latina, nella Camera di Consiglio con l’intervento dei magistrati Riccardo Savoia (presidente), Roberto Maria Bucchi (consigliere, estensore) e Valerio Torano (primo referendario). Non sono tardate ad arrivare le reazioni delle parti interessate. 

Beniamino Maschietto, sindaco di Fondi

“Prendiamo atto della sentenza e delle sue motivazioni che confermano quanto dichiarato dal sottoscritto e dalla maggioranza ossia che il ricorso, oltre ad avere carenze formali da un punto di vista procedurale, riportava motivazioni fuorvianti e prive di fondamento che il Comune non ha potuto non rilevare con una costituzione in giudizio. Nessuna bugia o accanimento, come accusato dal comitato e dai relativi supporter, ma semplicemente la necessità di tutelare l’Ente da atti spregiudicati, privi di logica e amministrativamente inammissibili”.


“Colgono nel segno tutte le censure di inammissibilità sollevate dal Comune resistente. Ad ogni modo – conclude il primo cittadino – l’esito del ricorso non avrà nessun rilievo rispetto alla procedura istruttoria dell’opera in questione verso cui l’amministrazione continuerà ad avere la massima attenzione nel rispetto delle normative vigenti e anche alla luce delle preoccupazioni della cittadinanza, seppur animate da un dibattito politicizzato e mediaticamente strumentalizzato”.

Ed ecco il commento del Comitato ‘No al forno crematorio’, promotore del ricorso bocciato: “Prendiamo atto della pronuncia di inammissibilità del Tar. L’inammissibilità è sostanzialmente dettata da vizi puramente formali che non entrano nel merito della questione essenziale. Sbaglia, pertanto, il sindaco Maschietto a cantare vittoria a gran voce oggi. I cittadini non vanno presi in giro”.

Il nuovo Comitato, costituitosi alla fine di febbraio scorso, affiancato da partiti e liste civiche, “ha seguito, invece, percorsi diversi dalle vie legali, puntando sull’informazione e il coinvolgimento dei cittadini”, dicono gli interessati. “Ha così promosso un’assemblea pubblica e una puntuale raccolta firme per la petizione che chiede, con valide motivazioni, l’annullamento del progetto”.

“Le prime 2500 firme raccolte per la petizione sono già state consegnate al protocollo comunale, ma l’azione del Comitato continua con la raccolta firme e l’organizzazione di convegni, con esperti che illustrano i problemi per la salute legati agli impianti di cremazione, e manifestazioni diverse, dove i cittadini, che nella stragrande maggioranza sono contrari alla realizzazione dell’opera, possano testimoniare con determinazione il loro dissenso”.