Maltrattamenti al nido a Roma, assolta la dirigente di Formia

Assolta, dopo sei anni di processo e quasi 20 udienze dibattimentali, la 50enne formiana, coordinatrice dell’asilo nido comunale a Roma dove si erano consumati maltrattamenti ai danni dei bambini

La vicenda nata dalle denunce di alcune mamme, insospettite dal comportamento e da quanto riferito a casa dai figli, in tenerissima età, ha visto la cristallizzazione delle accuse a seguito dell’installazione di telecamere nascoste nell’asilo nido di Roma.


Le maestre, a vario titolo coinvolte, sono state tutte condannate, sia coloro le quali avevano optato per il rito abbreviato, sia quelle che hanno scelto il rito ordinario.

Unica assolta la dirigente del plesso scolastico, 50enne formiana, imputata di omessa denuncia dei maltrattamenti in danno dei bambini.

La difesa, sostenuta dall’avvocato Pasquale Di Gabriele, ha dimostrato, infatti, come non le potessero essere mosse censure, poiché durante il percorso scolastico, le rimostranze dei genitori avevano riguardato esclusivamente questioni di routine non allarmanti (come cibo e pannolini) e mai presunti maltrattamenti.

Nelle diverse udienze calendarizzate, sono sfilati tutti i genitori ed i loro consulenti di parte (medici e psicologi) che hanno confermato fatti e conseguenze, senza mai coinvolgere la coordinatrice, peraltro impegnata su più plessi scolastici.

I genitori hanno dovuto precisare in controesame di non aver mai interloquito con la dirigente scolastica, se non di rado ed attraverso una sola mail, contestando episodi che non lasciavano presagire quanto poi emerso dai filmati.

La vicenda che ha destato clamore e sgomento, fino ad interessare i media nazionali, aveva gettato la coordinatrice scolastica in un clima di angoscia e senso di colpa, per quanto via via emergeva anche a seguito della visione dei filmati captati all’insaputa delle maestre.

Numerose e giustamente agguerrite le parti civili costituite, in rappresentanza di tutti i genitori dei bambini del nido, potranno ora soddisfare le proprie legittime pretese unicamente nei confronti delle maestre, condannate oggi dal Giudice Caprioli, ma non verso la coordinatrice scolastica pontina.

Oggi, almeno per lei, la soluzione e la liberazione grazie all’assoluzione.