Altra battaglia nel processo «Caronte», relativo alla presunta associazione per delinquere che avrebbero costituito nel capoluogo pontino i nomadi per monopolizzare gli affari illeciti. In tribunale a Latina, davanti ai giudici Donatella Salari, Cecilia Cavaceppi e Luigi Giannantonio, è stato ascoltato un imprenditore, che in passato gestiva una rivendita di auto.
Secondo gli inquirenti, il giovane sarebbe stato vittima di usura ed estorsioni, e ha riferito che aveva acquistato auto dai Ciarelli, le aveva intestate alla sua società e rivendute. Alcune difese, a quel punto, hanno ipotizzato che il testimone avesse favorito i Ciarelli nel riciclaggio, ma tale tesi non è stata fatta propria dal Tribunale. Un secondo testimone, zio di un imprenditore di Borgo Sabotino che, per un debito di droga, avrebbe subito estorsioni e un furto dall’imputato Andrea Pradissitto, ha invece negato di aver riconosciuto Pradissitto come autore del furto.
Si torna in aula il 19 settembre. Gli imputati sono 24: Carmine Ciarelli, il figlio Pasquale, il figlio Ferdinando «Macù», il fratello Ferdinando «Furt», il fratello Antoniogiorgio, la moglie Rosaria Ciarelli, Carmine Di Silvio, Giuseppe «Romolo» Di Silvio, Ferdinando «Pupetto» Di Silvio, Costantino «Patatone» Di Silvio, Giuseppe «Ciappola» Di Silvio, Mario Esposito, Giuliano Papa, Mario Carboni, Vincenzo Falzarano, Simone Grenga, Andrea Pradissitto, Gianluca Mattiuzzo, Rosaria Di Silvio, Maria Cristina Di Silvio, Antonio «Sapurò» Di Silvio, Pasquale Verrengia, Monia Izzo e Antonio «Patatino» Di Silvio.
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