Il giudice del lavoro si è riservato. Bisognerà aspettare ancora prima di sapere quale sarà la decisione del magistrato sul procedimento d’urgenza promosso dai 35 ex lsu, impiegati presso il palazzo municipale di Minturno, che dal 1 agosto sono stati sospesi dal servizio.
All’udienza di stamattina, martedì, davanti al giudice del lavoro di Latina, Corinne Papetti, i lavoratori, tramite i legali di fiducia, hanno chiesto di essere reintegrati nel proprio posto di lavoro e il risarcimento dei danni subiti dalla sospensione.
Anche il Comune di Minturno si è costituito in giudizio, oggi, evidenziando alla corte che l’eventuale accoglimento del provvedimento cautelare comporterebbe la dichiarazione di dissesto per l’ente stesso.
D’altro canto l’avvocato Carlo Bassoli, chiamato a rappresentare la maggior parte degli Lsu, ha evidenziato come le ragioni addotte dal Comune non sono motivo sufficiente a rinviare la decisione. I lavoratori sono del tutto estranei all’accordo intercorso tra ente locale e Regione, quest’ultima risulta essere “terza”, distante quindi dal legame, sugellato con contratto di lavoro a tempo indeterminato, esistente tra amministrazione comunale e operai.
Il legale ha sottolineato che l’impegno assunto dall’amministrazione comunale nei confronti dei lavoratori esula da eventuali ulteriori impegni assunti dalla Regione Lazio – di corrispondere gli stipendi degli Lsu – nei confronti del Comune stesso.
Il giudice, però, ascoltate le parti in causa si è riservato di decidere nel merito.
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