Itri, anche Italo La Rocca molla il Pd

*Italo La Rocca*
*Italo La Rocca*

Divorzio politico tra Italo La Rocca e il PD a Itri. La notizia l’hanno ufficializzata lo stesso interessato, che aveva presentato ufficialmente le dimissioni dal partito venerdi sera nel corso della riunione del comitato sezionale, e dal neo segretario Raffaele Fabrizio, cui fa riferimento, nell’incipit della lettera il dott. La Rocca.

A quanto è dato sapere fino a questo momento, La Rocca non si “disimpegna” dall’attuale compagine amministrativa, né ha già operato una scelta riguardo a futura collocazione politica , anche se nella parte finale della sua nota, vengono individuate figure e situazioni che, a suo dire, meritano adeguata attenzione e incoraggiamento per la coerenza del loro comportamento sia in campo amministrativo che politico. Ma ecco, nella sua versione integrale, il testo reso pubblico dal dott. La Rocca, vicesindaco nella squadra amministrativa guidata dal dott. Giuseppe De Santis.


Lettera aperta al Segretario del PD di Itri

 

Itri, 30 gennaio 2014

Al Segretario del Partito Democratico di Itri

Al Direttivo del Partito Democratico di Itri

 Caro Raffaele,

come già ho avuto modo di anticiparti nell’incontro informale tra noi intercorso sabato scorso, nonchè dopo lunga e sofferta riflessione, ti comunico –informando anche il direttivo- la mia decisione di abbandonare  il Partito Democratico, perché ritengo di non poter continuare a far parte di un partito nel quale non mi riconosco più.

Il PD mostra ormai -dal livello nazionale fino alle sue articolazioni territoriali ed in modo particolare nella nostra provincia- i segni di un’involuzione politica profonda, tale da renderlo per me irriconoscibile. Le contraddizioni presenti al suo interno, sin dalla nascita, sono emerse in maniera macroscopica negli ultimi tempi e, per questo, divenute per me inaccettabili. Da ultimo, con la leadership di Renzi, il partito si avvia verso una concezione politica e di merito che non condivido, un partito di stampo leaderistico modellato ad immagine e somiglianza del nuovo segretario. Ci sarebbe da discutere a lungo sull’idea costituzionale di partito politico, sul rapporto tra militanza e consenso, tra iscritti ed elettori.

Conosciamo tutti i rischi della personalizzazione della vita pubblica e dei partiti, ma sembra proprio che ventanni di berlusconismo non ci abbiano insegnato nulla. Anzichè impegnarci nella costruzione, lenta e faticosa, di un modello culturale alternativo, ci si pone di fatto in continuità con quanto abbiamo visto in questi anni di degrado. Per non parlare, per amor di patria, dell’assurdità della dichiarata “totale sintonia” con un pregiudicato, nonché la superficialità del metodo con il quale si sta affrontando la problematica della nuova legge elettorale e riforme costituzionali.

E’ proprio per questi ed altri motivi, caro Raffaele, che ritengo questa impostazione sbagliata e questa visione del partito sbagliata, perchè non permette al partito di rappresentare una sintesi avanzata delle forze migliori della società, minandone di fatto la capacità di costruire una visione di lungo periodo, e relegando il partito stesso a mero strumento finalizzato al successo e legato ai destini del leader di turno. Anche le recenti dimissioni di Gianni Cuperlo dalla presidenza del partito sono un segno di quanto la dialettica democratica ed il confronto interno facciano fatica a convivere con l’ennesima retorica del “fare” e con quel decisionismo impersonato da Renzi, la cui concezione dello strumento partito è ormai ben chiara a tutti.

I partiti devono essere democratici al loro interno, capaci di sintesi politica, di progettualità  e le vicende storico-politiche di questi anni avrebbero dovuto insegnarci che è un errore pensare  al consenso –talvolta degenerato in semplice plebiscito- quale unico e solo elemento con il quale è possibile sentirsi autorizzati o legittimati a forzare le tappe, ad evitare e molto spesso a soffocare  la dura fatica del discutere, del convincere e farsi convincere al di là degli scenari di forte richiamo emotivo. Ed ecco allora che può avvenire – come di fatto sta succedendo- di imboccare strade sbagliate in nome della logica del prendere o lasciare.

D’altro canto, non si può negare, che molti aspetti controversi sono da sempre insiti nel PD, fin dalla nascita. Quando si decise lo scioglimento dei DS e la costituzione del PD mi battei con passione, ritenendo quella svolta una scelta sbagliata, politicamente e storicamente. Però, da sempre,  sono abituato a prendere atto e rispettare le scelte legittimamente e democraticamente adottate. Ho quindi aderito al PD, in questi anni, con “animo perturbato e commosso” e, assieme a tanti altri compagni, ho sperato e lavorato affinchè quel partito fosse la casa di una sinistra moderna e democratica, convinto che ci fosse ancora spazio per le ragioni politiche e culturali che animano i miei oltre 40 anni di militanza e quella di tanti che si sentono parte del popolo della sinistra. Ho fatto il possibile per alleggerire il mio zaino, togliervi tutto ciò che potesse apparire superfluo per poter camminare assieme a compagni ed amici provenienti da diverse esperienze politiche e culturali. Con amarezza e sofferenza, a lungo andare, ho dovuto invece constatare che lo zaino non avrebbe dovuto essere alleggerito, bensì svuotato. Infatti, nel tempo,  è andato avanti un processo continuo e costante teso a  sfumare, fino a cancellare, le ragioni fondamentali della sinistra, di una sinistra che ha saputo bandire ogni visione finalistica di un paradiso terrestre, ma che non può abbandonare il sogno di un mondo più giusto.

Ci sarebbe tanto altro ancora da scrivere Raffaele, anche perché  ho visto cose alquanto spiacevoli.. Ho dovuto constatare che spesso la vita interna del partito è dominata da pratiche non condivisibili: un meccanismo correntizio molto forte e che non sta scomparendo con il nuovo corso renziano( hai visto quanti nuovi renziani sono spuntati anche a Itri ed in provincia), meccanismo che  non lascia spazio al merito e alle ragioni della politica, ma conosce solo le ragioni dei numeri e delle tessere. Per non parlare dei “capi corrente” e dello spazio che si concede a personaggi veramente impresentabili pronti a salire sul carro del vincitore. E anche qui, a Itri, ne abbiamo avuto  contezza in maniera kafkiana.

Caro Raffaele, so bene che la mia decisione di lasciare il PD provocherà polemiche, incomprensioni e dietrologie varie. Ragioni di opportunismo politico, che non mi appartengono, mi avrebbero indotto a ben altre decisioni. Però una cosa è certa: le uniche cariche pubbliche che tutt’ora ricopro –o che ho ricoperto nel passato- sono sempre state di livello locale ed assolutamente rappresentative del voto dei nostri concittadini, e non certo assegnatemi per appartenenza a questa o quella corrente.

Lavorerò con impegno rinnovato per portare a termine il mandato ricevuto nelle elezioni amministrative del 2011, finalizzando la mia esperienza –nonché la mia disinteressata dedizione – al compimento, con tutte le difficoltà in atto, del programma amministrativo che insieme al PD abbiamo contribuito a proporre ai cittadini con questa coalizione. Di certo non mancherà la mia massima attenzione alle proposte politico -programmatiche che il PD stesso intenderà avanzare.

Noto, infine, con piacere, che a Itri sta per concretizzarsi una movimento politico-culturale che punta all’unificazione di persone che si riconoscono nei valori fondamentali della sinistra. Sono soprattutto giovani animati dalla voglia di ridare dignità e spessore alla politica. Spero pertanto che con questo percorso si possa in futuro costruire un organismo politico rappresentativo delle varie istanze socio-culturali della Sinistra itrana.

Cordialmente

Italo La Rocca

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