Che la struttura del supermercato Caseificio D’Ambrosio di Santa Croce fosse abusiva, al Comune di Formia lo si sapeva da tempo immemore. Ben prima del 5 agosto scorso quando la dirigente del settore commercio Tiziana Livornese, indagata nella cosiddetta inchiesta “Sistema Formia”, ha emesso ordinanza di chiusura ( Ordinanza_Dirigenziale_CM_2014_112_05_agosto_2014 ). E anche prima del 30 agosto del 2012 quando i carabinieri della stazione di Formia, indagando su altre strutture commerciali poi finite nell’inchiesta, ascoltano una conversazione all’interno del comando dei Vigili Urbani che rivela come il supermercato di Santa Croce sia del tutto abusivo e privo di autorizzazioni.
E seppure è vero che la titolare del “Caseificio”, l’altro ieri denunciata per essere rimasta aperta nonostante l’ordine di chiusura, potrà ricorrere al Tar per chiedere una sospensiva del provvedimento, sono le ragioni dello stop a lasciare a bocca aperta. Andando per gradi, la concessione edilizia originaria, per quello che poi diventerà un supermercato da 810 metri quadrati di superficie commerciale, risale al 1979 quando l’ufficio urbanistica dà l’ok a un capannone smontabile per uso deposito agricolo.
Successivamente D’Ambrosio decide di “allargarsi” da cui seguono tre richieste di condono: una ai sensi della legge del 1985 per sanare 146,46 metri quadrati a uso artigianale e 156,27 metri quadrati a uso commerciale ancora in corso. Una seconda ai sensi della legge del 1994 per ampliamento di superficie commerciale di 472,15 metri quadrati, 212,85 di esposizione e 230 per laboratorio artigianale, “istanza ricadente in zona plurivincolata e quindi rigettata con ordinanza comunale di demolizione” (ndr mai eseguita); quindi una terza facente riferimento alla legge del 2003 per ampliamento di superficie commerciale per 130 metri quadrati, “istanza non istruita trattandosi di opere ricadenti in zona plurivincolata”.
Precisando infine il Settore Urbanistica che “tutto l’immobile appare unificato ad attività di vendita e non riesce possibile delimitare le diverse e separate porzioni di manufatto oggetto delle istanze di condono e le ulteriori opere realizzate in prosieguo”.
A occuparsi delle pratiche di condono il solito ingegnere, ex presidente del Consiglio comunale, già candidato a sindaco, oggi consigliere comunale (dal 1993 sempre eletto si legge su una sua pagina Fb elettorale) Erasmo Picano, altro protagonista del “Sistema Formia”, l’associazione a delinquere ipotizzata sussistere al Comune durante la passata amministrazione dal sostituto procuratore della Repubblica di Latina Giuseppe Miliano. Fratello di Rosanna Picano comandante dei Vigili Urbani, denunciata insieme a un altro vigile per omissione d’atti d’ufficio sempre in quell’inchiesta ovvero pur a conoscenza, non avrebbe dato seguito alla chiusura del supermercato.
Come invece avvenuto il 5 agosto scorso perché, si legge in due note del settore urbanistica, “l’immobile era oggetto di ordinanza di demolizione causa mancato accoglimento del condono e sconfitte in successione di fronte al Tar; il supermercato ingloba un tratto della linea ferroviaria Roma – Napoli con inosservanza della fascia di rispetto e conseguente pericolosità pubblica e privata; gravano sull’immobile “vari vincoli” su cui sono stai espressi pareri contrari, pende istanza di condono (2003) “non suscettibile di accoglimento”.
Come in altre vicende di quello che è stato definito il “Sistema Formia”, e su questo caso lo confermano le intercettazioni del 2012 (“Non tiene niente, D’Ambrosio tiene un com 1 – ndr superficie di vendita fino a mq 250”), i protagonisti sapevano del supermercato abusivo, e con loro anche le amministrazioni che si sono succedute perché inevitabilmente a conoscenza delle richieste di condono avanzate proprio da D’Ambrosio.
“Sistema diffuso e consolidato di illegalità” si legge nel fascicolo 14 riferendosi alle ipotesi di reato nella vicenda “Caseificio”. Quasi storico verrebbe da aggiungere.
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