Fondi, ai D’Alterio tornano i beni personali confiscati

*Giuseppe D'Alterio*
*Battaglia vinta, per Giuseppe D’Alterio*

La Direzione investigativa antimafia è tornata a Fondi. Ma, almeno questa volta, niente blitz. Piuttosto, la resa (bis) di alcuni beni finora sottochiave. Al centro della venuta, vi è infatti la restituzione di buona parte del patrimonio confiscato nel gennaio del 2013 alla famiglia D’Alterio, i cui principali componenti, in tempi diversi e a vario titolo, negli ultimi anni sono finiti al centro delle inchieste “Lazialfresco” e “Sud pontino”, che hanno messo in luce presunti sodalizi “figli” diretti dei Casalesi, finalizzati principalmente al monopolio dei mercati e del trasporto dell’ortofrutta.

Giunti in città martedì mattina intorno alle 10,30, gli uomini della Dia capitolina hanno iniziato la ricognizione dello stato dei beni fino a ieri affidati a un custode giudiziario, alcuni dei quali localizzati anche a Formia, per poi procedere alla formale riconsegna nelle disponibilità dei D’Alterio.


Dopo la pronuncia dei giorni scorsi dei giudici della quarta sezione penale della Corte d’Appello di Roma sul ricorso presentato dai difensori, a sfuggire alla confisca a suo tempo disposta dal Tribunale di Latina in seguito al sequestro preventivo sono stati “solamente” i beni personali, che comunque allo stato attuale rappresentano il grosso del patrimonio: il piazzale dove aveva sede una delle ditte di famiglia, alcuni immobili e terreni tra la Piana e Formia, un paio di auto ed altrettanti scooter.

Rimangono invece sottoposte a confisca le due società di trasporto e i rispettivi beni strumentali, oltre che i conti correnti. Poca cosa, considerando che entrambe le srl sono da tempo in liquidazione e che i conti sarebbero semivuoti.

Già nel 2011 i D’Alterio, alcuni ancora gravati da sorveglianza speciale in virtù delle precedenti vicissitudini giudiziarie, si erano visti annullare una prima confisca dei beni, quella volta totalmente. In questa seconda occasione, sono stati restituiti i beni personali del capofamiglia Giuseppe, detto “Peppe Marocchino” e considerato dagli investigatori il vero trait d’union tra alcune frange dei Casalesi e l’“universo Mof”, della consorte e di due dei figli della coppia, Armando e Melissa. A curare gli interessi dei genitori e della figlia, gli avvocati Giuseppe Lauretti e Maria Antonietta Cestra, mentre Armando D’Alterio è stato assistito da Gaetano Marino.

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