AGGIORNAMENTO – Un sequestro tira l’altro, a Sperlonga. Nemmeno il tempo di rendersi conto di quello al lido “La Nave”, venerdì, ed eccone un altro, pure questo di una certa rilevanza. E non solo per i circa cinque milioni d’euro di valore dei ventuno appartamenti destinatari dei sigilli ed i ventotto indagati a vario titolo per lottizzazione abusiva. Ma anche e soprattutto per una circostanza: scavando a fondo, dalla vicenda ha preso vita propria, una seconda inchiesta poi andata ad allargarsi strada facendo, con un presunto giro di mazzette elargite, dicono le testimonianze, dietro richiesta per “oliare” certi meccanismi burocratici.
Che poi sarebbe l’indagine trapelata proprio di recente a mezzo stampa, con i sostituti procuratori Giuseppe Miliano e Valerio De Luca che procedono per le ipotesi di abuso d’ufficio e corruzione. La doppia inchiesta ruota attorno ad un immobile in via Tiresia, nel quartiere Nuova Sperlonga, tirato su grazie a permessi a costruire risalenti al 2003 e rilasciati per la un un’unica struttura turistico – ricettiva. Struttura effettivamente nata secondo autorizzazioni, ma successivamente “sdoppiatasi”: suddivisa in due, e per metà trasformata in appartamenti poi venduti al miglior offerente.
Ventuno, come accennato, tutti sequestrati col blitz appena avvenuto, portato avanti dai forestali del Nipaf col supporto dei carabinieri della Stazione locale, e disposto dal sostituto procuratore Simona Gentile. Secondo la perizia tecnica che ha rafforzato le fasi iniziali delle indagini della Gentile, i lavori eseguiti tra il 2011 ed i 2013 per far nascere gli appartamenti rappresenterebbero una difformità bella e buona rispetto al progetto approvato in origine. Per un cambio di destinazione d’uso da ritenersi dunque illegittimo, e che ha di conseguenza portato all’ipotesi di lottizzazione abusiva.
Ancora una volta, a finire nei guai ci sono anche gli ormai ex vertici dell’ufficio Urbanistica di Sperlonga, Antonio Faiola ed il suo successore Massimo Pacini, che ha lasciato il proprio incarico, retrocedendo da responsabile a semplice funzionario, lo scorso settembre per via di un “eccessivo carico di lavoro riscontrato nell’ultimo periodo”. Con loro, sono finiti denunciati gli acquirenti degli appartamenti, due di Gaeta, uno della provincia di Varese, tutti gli altri campani. Campani come del resto gli altri finiti nell’inchiesta che ha portato ai sigilli, amministratori di alcune delle società ritenute responsabili, ognuna a suo modo, del frazionamento nel mirino della Procura.
Tutti compaesani, residenti ad Aversa: Raffaele Iuliano, proprietario di uno degli appartamenti sequestrati, ma soprattutto amministratore della Immobildì, società proprietaria e committente dei lavori, della Truglia srl e della Idea srl; Giovanni De Paola, sottoscrittore per conto della Immobildì dei rogiti di vendita; Fabio Motti, amministratore della Immobildì e che di tali rogiti era stato il sottoscrittore; Giuseppe Quarto, legale rappresentante della Giulia Immobiliare, che acquistò alcuni appartamenti oggetto di recesso da parte della Immobildì. A chiusura della lunga lista, con posizioni a parte, lo sperlongano Luca Faiola, progettista e direttore dei lavori contestati, ed il formiano Mario Martino, committente ed esecutore dei lavori all’interno di una delle abitazioni.
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