Ci sono pratiche e pratiche. Quelle che impiegano qualche settimana per essere risolte e quelle che dopo venti anni giacciono ancora in un cassetto. Succede ovunque e Formia, al di là delle maggioranze che la hanno governata, conferma questa regola non scritta. E se la vicenda dell’Irlanda Immobiliare, ben descritto in un articolo comparso su Formia Libera, è esemplare di questa tesi, ancora di più quella relativa all’Aurora Immobiliare dove è stato ottenuto un condono diverso e più ampio (!!) di quello che era stato inizialmente richiesto.
Aurora Immobiliare – Il complesso in località Acquatraversa è oggetto di sequestro preventivo di Carabinieri e Nipaf, su disposizione della Procura di Latina, il 14 febbraio di due anni fa. Qui, in zona vincolata dal punto di vista paesaggistico, su un’area di circa 3500 metri quadrati, stava sorgendo, mediante demolizione e ricostruzione di due fabbricati preesistenti, nonché ampliamento volumetrico del 35% e mutamento di destinazione d’uso di parte di uno dei fabbricati, un complesso residenziale di sedici appartamenti articolati su due e tre livelli. Finiscono denunciati per concorso in lottizzazione abusiva, falso e abuso d’ufficio Antonio D’Ambrosio, 72enne di Saviano (Na) quale amministratore della Aurora Immobiliari, società con sede a Nola e proprietaria del terreno, Roberto Guratti, 62enne di Latina quale dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Formia e firmatario del permesso a costruire n° 60/11 dell’8 aprile 2011, determinazione n° 750 del 21 gennaio 2011, Erasmo Picano, 55enne di Formia quale progettista e direttore dei lavori.
Sequestro legittimo? – Su questo interrogativo Tribunale di Latina e Corte di Cassazione si rimpallano da circa due anni. Se alla prima occasione fu in qualche modo smontata l’ipotesi accusatoria sul mancato rispetto del vincolo paesaggistico, nella seconda trattazione, rinviando a Latina, la Corte ha sottolineato il mancato sostegno di prove alla lottizzazione abusiva.
Il particolare mancante e l’associazione a delinquere – Quello che fino a ora non è emerso o almeno non si è adeguatamente notato ruota invece tutto intorno alla pratica di condono edilizio rilasciata alla società di Nola. Che, di fatto, sembra dare ulteriore forza all’ipotesi di associazione a delinquere sostenuta dalla Procura di Latina, sostituto procuratore Giuseppe Miliano, laddove individua in alcune pratiche inerenti l’attività ordinaria del Comune un vero e proprio “Sistema”, un modo di fare proprio dei soggetti coinvolti che mira a fini privati bypassando le normali regole. Per rendersene conto è sufficiente visionare la pratica di condono edilizio rilasciata (concessione in sanatoria 225/2009). Peraltro richiamata nel successivo permesso a costruire n° 60/2011 firmato dal dirigente Guratti, oggi in servizio a Gaeta.
Una prima pratica di condono, infatti, era stata presentata dai precedenti proprietari …. Nel 1986 (!!) e sempre rimasta inevasa. L’istanza era stata corredata da cinque modelli: due per abusi su parti residenziali, per un totale di 66,51 metri quadrati, e tre per abusi su attività artigianali, per un totale di 408,06 metri quadrati.
Nel 2009, quindi 23 anni dopo, in vista dell’avvio dei lavori (dicembre 2011), Erasmo Picano, progettista e direttore dei lavori all’epoca presidente del Consiglio comunale, presenta integrazioni di condono inglobando immobili e superfici per attività artigianali per un totale di 827,85 metri quadrati oltre a 156 metri di tettoia. Il condono viene rilasciato (in soli 45 giorni rispetto a un’attesa oltre ventennale dei precedenti proprietari!!) ma, ecco la falla, senza trovare rispondenza con i modelli presentati nel 1986.
In sostanza, e secondo gli investigatori con la complicità dell’ufficio urbanistico, Picano “pur consapevole che l’istanza di condono era solo per una superficie totale di 66,51 metri quadrati + 408,06, nella relazione tecnica porta a condono anche tutti gli immobili esistenti sulla proprietà (alcuni presenti su altra proprietà) e anziché 408,06 di capannoni artigianali e 66,51 metri quadrati di residenziale, include 36,08 di residenziale, 827,85 di artigianale e 156 metri quadrati di tettoia”.
A successiva verifica ne viene fuori che uno dei fabbricati condonati non corrisponderebbe ai modelli allegati all’istanza, e a cascata anche la successiva concessione a sanatoria presenterebbe profili di illegittimità con la conseguenza che la superficie non poteva essere utilizzata per la trasformazione in residenziale così come autorizzato dall’architetto Guratti che peraltro non rileva, secondo la Procura con dolo, la presenza del vincolo paesaggistico che avrebbe così bloccato l’intero iter.
Il tutto in attesa della terza udienza di dissequestro che si terrà giovedì prossimo.
LA VICENDA
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