Gaeta, la “Nuova Italcraft” fa saltare gli accordi: lavoratori a casa. Ma la concessione resta

Gli accordi parlavano chiaro, ma non sono stati rispettati. L’Italcraft di Gaeta e i suoi lavoratori, rischiano così, a distanza di pochi mesi, di perdere nuovamente un futuro che sembravano aver riacquistato grazie all’acquisizione di una cordata di imprenditori che, nel giugno scorso, hanno sborsato 3 milioni di euro circa per essere titolari della concessione demaniale sugli oltre 36mila metri quadrati di suolo pubblico a scopo industriale sito in via Lungomare Caboto, più un altro milione di euro per la messa in sicurezza dei capannoni industriali. Un accordo firmato dinanzi al Prefetto di Latina e sulla cui bontà non ha avuto nulla in contrario neanche il tribunale del lavoro che aveva in mano il fallimento


Dei 46 lavoratori, 8 erano andati in pensione e dei restanti 38 in 16 dovevano essere riassorbiti entro il 31 dicembre scorso, mentre in 22 avrebbero scalato le liste di mobilità. Di quei 16, però, dopo gli 8 assunti subito, gli altri 8 hanno dovuto constatare come l’azienda si sia momentaneamente dichiarata incapace di reintegrarli. Teoricamente così l’accordo col tribunale dovrebbe saltare, e gli stessi lavoratori rimasti fuori sono pronti a partire da domattina, giovedì, a far sentire la propria voce all’ingresso dei cantieri navali.

Ciò che insospettisce i lavoratori e i sindacalisti di riferimento Massimo Purificato della Fenea-Uil, Giustino Gatti della Filca-Cisl e Carmine Zazzero della Fillea-Cgil, è il fatto che l’annuncio ufficiale di tale impossibilità da parte della “Nuova Italcraft srl” di rispettare gli accordi e quindi i reintegri sul posto di lavoro, sia arrivato ad appena tre giorni dalla scadenza del termine fissato a fine anno, ovvero il 29 dicembre. Dopo un paio di incontri avvenuti il 22 e il 24 dicembre.

La protesta ad oltranza che partirà domani, vuole perciò gettare luce su quanto accaduto e quanto sta accadendo,allo scopo di rimettere in discussione un accordo che fa acqua. Non solo perchè non è stato rispettato l’impegno di riassumere i lavoratori, ma anche perchè gli otto assunti sembrano davvero troppi per quasi 40mila metri quadri di sito industriale. Un’anomalia che potrebbe celare la volontà di non raggiungere i 15 elementi nell’organico che automaticamente renderebbero i diritti sindacali e dei lavoratori più stringenti. Inoltre la nuova società non ha ancora neanche effettuato la messa in sicurezza del sito come previsto dallo stesso accordo. I tre sindacati hanno già chiamato in causa i propri avvocati per gestire l’ennesima vertenza.

Intanto il dito è puntato anche contro la politica locale, che non ha detto una parola su quanto accaduto e accade, a partire dal fatto che a essere reintegrati non c’è neanche un solo operaio di Gaeta. Anzi uno è stato riassorbito, part-time, e si tratta dell’assessore all’urbanistica e alla polizia locale Pasquale De Simone. Mentre invece sulle passate acquisizioni era in prima linea nel fronteggiare proposte che non sembravano all’altezza. Insomma, un silenzio che insospettisce circa una possibile contiguità tra la politica appunto e una  proprietà societaria “amica”.