Fondi, avanti col periodo nero del Mof: impugnato il bilancio Imof, arenato in Europa il Piano industriale

Il famoso “salva Mof”, il Piano industriale 2014-2025 predisposto da viale Piemonte  e con cui la Regione andrebbe ad investire per il rilancio del traballante gigante dell’ortofrutta fondano circa 20 milioni d’euro totali tra aumento di capitale e conversione dei crediti, continua a rimanere nel cassetto. Una sorta di miraggio, ad oggi. E chissà fino a quando, considerando che l’annoso braccio di ferro tra pubblico e privato continua incessante. Tra un colpo di scena e l’altro.

Ultimo in ordine di tempo, quello rappresentato dall’impugnazione della delibera con cui lo scorso 22 dicembre l’assemblea dei soci ha approvato il bilancio 2013 della Imof spa, partecipata della Mof spa nata per la ristrutturazione e l’ampliamento della vecchia area mercato, in attesa di fusione con la sorella maggiore. In quella circostanza, la maggioranza rappresentata da Mof spa (52%) e consorzio Euromof (3,4%) passò all’approvazione nonostante il parere negativo del collegio, della parte pubblica rappresentata da Regione, Comune e Camera di Commercio, e dei restanti soci privati minoritari, Banca popolare di Fondi e Unicredit. Col “colpo di mano”, venne di fatto scaricato quasi del tutto sui soci pubblici un passivo di circa 10 milioni 800mila euro, per la maggior parte riconducibile all’esito dell’arbitrato che, in un complesso gioco di crediti e debiti legati al restyling e all’utilizzo della parte del Mercato di proprietà regionale, vedeva la stessa Imof opposta alla Regione. E la vede ancora, considerando che la Imof ha impugnato il lodo arbitrale da oltre un anno.


Di impugnazione in impugnazione, quasi in un gioco di ripicche, nei giorni scorsi si è appunto passati a quella del bilancio Imof  2013. Il primo socio a farsi avanti con un atto di citazione presso il Tribunale civile di Roma volto all’annullamento della delibera è stato la Regione, cui si sono successivamente accodati gli altri soci che a dicembre propesero per il “no”. L’appuntamento in aula, è per inizio estate. Salvo ulteriori colpi di scena: il 4 maggio è stata convocata un’assemblea Imof che vede tra i punti all’ordine del giorno la rettifica del bilancio contestato, oltre che il formale ok al Piano industriale. Una partita a scacchi, all’apparenza.

 

I DUBBI SUL PIANO INDUSTRIALE: UN AIUTO DI STATO? 

Il Piano per il rilancio del Mof forse è nato sotto una cattiva stella. Rischia lo bocciatura ancora prima di partire: c’è la possibilità che sia incompatibile con le norme che regolano gli aiuti di stato. E’ proprio di questo che si tratterebbe secondo una prima visione del Dipartimento politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che dopo un’interrogazione partita dal alcuni funzionari della Regione Lazio ha recentemente espresso un parere negativo. Così com’è configurato, documentazione alla mano, il “salva Mof” sarebbe da considerarsi quasi certamente un aiuto di stato. E quindi inattuabile. Una patata bollente, che dal governo hanno quindi rigirato alla Commissione europea, a suo volta incaricata delle necessarie verifiche. Che dall’universo-Mof, da dove stanno preparando opposizione, ritengono legittime ma inutili: nessun aiuto di stato, anche perché buona parte del denaro che andrebbe a confluire in viale Piemonte nell’ambito del Piano sarebbe nient’altro che la restituzione “mascherata” di vecchie somme. Come del resto sottolineato da una nota delle scorse settimane a firma dell’ad della Mof spa Enzo Addessi. “In sostanza – aveva scritto in riferimento al Piano industriale – si tratta di un investimento pubblico solo figurato e non reale, in quanto rinveniente non da nuova finanza ma da risorse obtortamente prelevate dagli stessi privati costretti a sobbarcarsi ‘pro bono pacis’ un canone più alto di affitto di un negozio di gran lusso, per la concessione di una vecchia struttura di interesse pubblico (la parte regionale del Mercato, ndr), nemmeno più esistente perché sostituita da nuove opere realizzate e pagate solo dai privati”.