Processo Caronte, il Procuratore Generale chiede la conferma delle condanne

Operazione Caronte

Agli imputati nel processo denominato “Caronte” le condanne inflitte loro il 26 giugno dell’anno scorso dal Tribunale di Latina sono sembrate ingiuste e troppo alte, un totale di due secoli e mezzo di reclusione, tanto che hanno impugnato la sentenza. Di diverso avviso invece il Procuratore Generale che, al termine della sua requisitoria, avendo fatto ricorso anche il pm di Latina, ha chiesto alla Corte d’Appello di Roma di confermare tutte quelle condanne e alcune anche di aumentarle.

Nello specifico, il Pg ha chiesto di condannare a 5 anni di reclusione l’unico imputato assolto a Latina, di confermare le altre 23 condanne e per gli imputati accusati anche dei tentativi di omicidio di Fabrizio Marchetto, Maurizio Santucci e Gianfranco Fiori di aumentarle di 4 anni.


I 24 imputati, tutti appartenenti o legati alle famiglie di origine nomade Ciarelli e Di Silvio, sono accusati di aver costituito a Latina un’associazione per delinquere finalizzata a monopolizzare gli affari criminali.

A cercare invece di smontare il quadro accusatorio sono stati gli avvocati difensori Maurizio Forte e Guglielmo Raso, mentre le arringhe delle altre difese sono previste per le prossime udienze, fissate per il 25 e il 30 settembre.

Il processo “Caronte” è il frutto delle indagini svolte dalla squadra mobile sulla cosiddetta guerra criminale tra rom e non rom, esplosa il 28 gennaio 2010 nel capoluogo pontino, con l’agguato a Carmine Ciarelli.