Poker col trucco: 5 indagati tra Fondi e Aprilia. C’è anche un direttore di banca

La maggior parte degli indagati per le partite di poker truccate a Roma è pontina. Cinque su un totale di nove. Incluso un direttore di banca amante delle cinque carte. Secondo gli inquirenti anche lui, seppur con un ruolo secondario, nell’eterogeneo gruppo di bari “da trasferta” inquadrato, assieme al vertice capitolino, come una vera e propria associazione a delinquere.

Macchina da soldi


Un’organizzazione finalizzata a truffe in serie al tavolo verde, capaci di fruttare tra il luglio e l’ottobre del 2012 – questo, il periodo in cui si sono concentrate le indagini – più di 330mila euro complessivi. Una consistente somma racimolata spennando vittime facoltose, dal costruttore al politico, come il “prediletto” vice-capogruppo di Forza Italia al consiglio comunale di Roma Dario Rossin, alleggerito di quasi 93mila euro. Attirando però l’attenzione del nucleo antiriciclaggio della guardia di finanza: il vorticoso giro di assegni a tre e quattro zeri conseguente alle partite di poker finite nel mirino non passò inosservato. Dando quindi luogo a un’indagine condotta dalle stesse Fiamme gialle nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma. Chiusa, almeno per quel che concerne il periodo preso in considerazione, con un blitz giovedì mattina tra le province di Roma e Latina..

Er Caprotto e Moscardino

Agli arresti domiciliari i tre giocatori ritenuti al vertice dell’associazione. A cominciare  dal 67enne pluripregiudicato romano Vincenzo De Angelis, meglio conosciuto come “er Caprotto”, in passato legato alla Banda della Magliana. E’ ritenuto il capo, aiutato dalla 55enne Brunella Conforti, anche lei di Roma, ma soprattutto da quello che è considerato il suo uomo di fiducia, il 42enne fondano Vincenzo Stamegna, detto “Moscardino”. Tutti e tre colpiti dall’ordinanze di custodia cautelare emessa nei giorni scorsi dal Tribunale di Roma. Con “er Caprotto” e Stamegna che secondo l’assunto investigativo, avallato dal gip, erano quelli che si occupavano direttamente di alterare le partite: carte truccate, mazzieri compiacenti e “comparse” destinate a vincere o perdere secondo un copione deciso a tavolino. Nulla da invidiare a una pièce teatrale, a quanto pare. Ed è qui che entrano in gioco gli altri pontini.

Le spalle pontine: dal “bambacione” al pensionato che “ce sa fa”

C’è un 35enne residente ad Aprilia, giocatore-civetta in due partite. Un 32enne fondano che avrebbe ricoperto il medesimo ruolo in quattro partite: “Un bambacione, non sa stare al tavolo, perde 5mila euro e se mette a ride”, secondo la descrizione fornita in un’intercettazione dal presunto capo. Ad ogni modo, il 32enne è inquadrato come un elemento di fiducia, ovvero nel soggetto deputato a cambiare gli assegni per conto dell’organizzazione, tanto che nei suoi confronti il pm aveva richiesto l’obbligo di dimora. Se lui al tavolo era “un bambacione”, per “er Caprotto” era di tutt’altra pasta un altro giocatore e presunto complice (per dieci partite) della zona. Un pensionato ultrasettantenne d’origine lenolese ma residente nella Piana: “Se sa comportà, per noi è una garanzia”, dice De Angelis intercettato.

Il direttore

Quinto ed ultimo pontino, il direttore di una banca di Fondi. “Partecipavano consapevolmente all’associazione in qualità di gregari o di mazzieri alle partite truccate”, recita l’ordinanza del gip riguardo il dirigente dell’istituto di credito (protagonista di sei partite) e del pensionato. Col direttore che però, dicono le ipotesi investigative, in alcune occasioni avrebbe supportato il sodalizio di presunti truffatori anche dall’alto della propria posizione lavorativa: sia nel cambiare qualche assegno, dicono gli inquirenti, sia nell’evitare, in un’occasione, il protesto di alcuni titoli.