I tre ragazzi albanesi rimangono in carcere, l’unico italiano del gruppo resta ai domiciliari. Queste, le decisioni prese dal giudice del Tribunale di Latina Giuseppe Cario dopo gli interrogatori di garanzia di lunedì a carico dei quattro arrestati per il furto in villa da circa 20mila euro avvenuto venerdì a Itri, ai danni di due fratelli del posto.
“Abbiamo fatto una cavolata”, ha spiegato qualcuno dei giovani, ponendo in evidenza una certa improvvisazione nel colpo, il primo che avrebbero messo in atto: erano andati a rubare con due cacciaviti e due paia di guanti da giardiniere. Riuscendoci in tutta tranquillità, però, per poi essere intercettati in fuga lungo la Flacca dai carabinieri della Stazione di Sperlonga. In auto, due federe svuotate dai cuscini e riempite dalla refurtiva.
Monili in oro, brillanti, orologi, bigiotteria. Nel bottino, pure un rosario. Che uno degli albanesi, anziché riporre insieme al resto della refurtiva nelle federe, aveva subito messo al collo: in un gesto di pentimento, lo ha riconsegnato egli stesso nelle mani dei carabinieri – che non potevano immaginare facesse parte del maltolto – al termine dell’interrogatorio di venerdì sera in caserma, cui sono seguiti i quattro arresti. Con il dottor Cario che ieri ha accolto le richieste cautelari avanzate dal pm: come anticipato per i tre albanesi, il 25enne Edmir N, il 25enne Ferdinant P., il 26enne Rind Z., difesi dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, è stata confermata la permanenza nella casa circondariale di Latina; per il 22enne formiano Antonello A., difeso dall’avvocato Luca Scipione, confermati gli arresti domiciliari.
In accoglimento dell’eccezione territoriale sollevata da uno dei legali, entro venti giorni gli atti riguardanti le posizioni dei quattro saranno trasmessi al Tribunale di Cassino: i ragazzi sono finiti in manette a Sperlonga, ma il furto è stato compiuto nel territorio di Itri, ricadente appunto nel mandamento di Cassino.
