No al petcoke di Intergroup: Partiti, movimenti e cittadini si mobilitano e manifestano

Lazio e Campania si mobilitano, almeno a giudicare dalle premesse, contro il deposito di stoccaggio del petcoke a Sessa Aurunca gestito dalla società spedizioniera di Nicola di Sarno, Intergroup, operante nel porto commerciale di Gaeta. Una nuova manifestazione questa mattina ha infatti visto scendere in campo la società civile, grazie all’iniziativa promossa da alcuni meet-up del Movimento cinque stelle tra Gaeta, Formia e Minturno. Insieme a loro anche i comitati civici composti da cittadini come l’Assemblea popolare del Golfo rappresentata da Paola Villa e il comitato contro le polveri sottili del porto commerciale che, entrambi, già da tempo si battono contro Intergroup e la movimentazione di alcune merci “pericolose”.

Come il petcoke, appunto, che, nel sito dove viene stoccato a cavallo tra Lazio e Campania, lungo la via Appia, subito a ridosso del fiume Garigliano, non si sa come ci sia finito, visto che quell’area aveva autorizzazioni per essere utilizzata come una superficie di giacenza per prodotti alimentari. Almeno questo dicevano le autorizzazioni rilasciate a suo tempo. Un abuso durato quasi tre decenni. Poi negli utimi due anni in particolare l’attenzione sul sito si è ridestata e così c’è stato un primo sequestro, la sospensione dell’attività, l’indicazione di alcune prescrizione da rispettare da parte della società – tra cui la bonifica dell’area, peraltro in un primo momento fatta male – e ovviamente la nascita di una coscienza civile, contraria al trasporto di un materiale molto pericoloso per la salute umana, fin dal Golfo di Gaeta, dove l’intergroup lo scarica dalla navi, fino al proprio deposito di Sessa. Senza contare che il materiale per decenni è stato disperso lungo la strada, prima dell’entrata in vigore di un regolamento, mai rispettato fino in fondo, che obbliga ora i camion a una serie di obblighi per il trasporto. Infine il sito di stoccaggio sorge a pochi metri da case e coltivazioni di ogni tipo.


Va detto che il petcoke – o meglio carbonpetrolio – è lo scarto di lavorazione del petrolio e viene utilizzato come combustibile. Da qualche settimana con un decreto il ministero, nonostante l’assenza di una serie di prescrizioni – come spesso lamentato anche da legambiente – si è semplicemente limitato a limitare la portata della lavorazione, fino a 90mila metri cubi, ma non precludendola. Va detto che fino al 2002 la sua valutazione come pericolosità e tossicità era molto più alta per le norme italiane, poi con un colpo di penna, quella dell’allora premier Berlusconi, è stato declassato per risolvere uno spinoso caso avvenuto a Gela.

Lazio e Campania, dicevamo. Presenti la senatrice del movimento 5 Stelle Paola Nugnes la quale ha annunciato un’interrogazione in Regione. E poi anche Vincenzo Viglione, consigliere dei pentastellati per la Regione Campania.

https://youtu.be/bgSVd1IAhjA