Maxi sequestro all’imprenditore Vincenzo Zangrillo, chiesta la confisca

Al via, davanti al Tribunale di Latina, la battaglia tra accusa e difesa sul patrimonio sequestrato dalla Dia di Roma all’imprenditore formiano Vincenzo Zangrillo. Secondo gli inquirenti i beni a cui, a metà novembre, sono stati apposti i sigilli, un tesoro da circa venti milioni di euro, sono il frutto di attività criminali svolte dall’uomo d’affari, impegnato con le cave di marmo, trasporto merci, rifiuti e commercio di auto, considerato vicino ai Casalesi. E al Tribunale è stato chiesto di applicare a Zangrillo la misura di prevenzione, confiscando, e dunque facendo passare in mano allo Stato, quel patrimonio.

Ipotesi contestate dalla difesa. L’avvocato Pasquale Cardillo Cupo ha depositato in aula una copiosa documentazione, cercando di ricostruire il patrimonio appunto dell’imprenditore dal 1982 ad oggi, con una consulenza redatta dal commercialista Raffaele Ranucci. Per il legale tale ricostruzione proverebbe che il formiano ha sempre svolto un’attività lavorativa lecita e che i suoi beni sarebbero addirittura inferiori ai redditi dichiarati.


Per fare piena luce sulla vicenda i giudici hanno deciso di disporre una perizia e l’incarico verrà affidato il prossimo 20 aprile. “Ci sono degli errori di calcolo nella richiesta della Dia che a tratti sono imbarazzanti”, ha dichiarato l’avvocato Cardillo Cupo.

Si torna in aula il mese prossimo.

LE IMMAGINI DELL’OPERAZIONE CONDOTTA DALLA DIA A NOVEMBRE 2015