Gli arresti a Cisterna e il suicidio a Fondi di un colonnello della Guardia di finanza

Le indagini che hanno portato all’arresto di Angelo Fanfarillo, Carolina Cesarini, Ilaria e Sergio De Bellis, sono iniziate il 10 giugno scorso, quando Antonio Lavarra, di Cisterna, ha dichiarato agli investigatori di aver collaborato a lungo con l’imprenditore ritenuto il mandante del tentato omicidio del vice comandante della Guardia di finanza di Cisterna e di aver saputo direttamente da lui che voleva “dare una lezione al maresciallo Reina”.

Procura della Repubblica di Latina
Procura della Repubblica di Latina

L’ORDINANZA – Secondo il gip Laura Matilde Campoli, alla luce soprattutto delle intercettazioni telefoniche compiute dalla Polizia, gli indizi di colpevolezza a carico di Fanfarillo e dei tre testimoni che si sarebbero lasciati comprare “appaiono più che evidenti”. “Dal complesso delle intercettazioni – specifica il giudice nell’ordinanza con cui ha disposto le misure cautelari – emerge una frenetica attività del Fanfarillo che, scaltro e spregiudicato, elabora strategie operative per ottenere, dietro promesse e corresponsioni di denaro e beni, dichiarazioni false in suo favore. L’attività corruttiva del Fanfarillo, emergente e pienamente riscontrabile in tutte le conversazioni captate, nonostante le cautele dallo stesso adottate mediante l’uso di schede telefoniche intestate ad altri soggetti, è reiterata in quanto posta in essere nei confronti di più soggetti i quali, a loro volta, rendono falsa testimonianza in sede dibattimentale riferendo fatti e circostanze divergenti e contrastanti con quanto riferito in sede di sommarie informazioni testimoniali”.


soldiL’ALTRO TENTATIVO DI CORRUZIONE – Oltre ai De Bellis e Cesarini, in un altro processo relativo ad accuse di evasione fiscale con una cooperativa, Fanfarillo avrebbe cercato di corrompere Naceur Medini, un tunisino che aveva lavorato per lui, promettendogli tra i duemila e i tremila euro, oltre a un camioncino con gru, affinché dichiarasse il falso e sostenesse in aula che lo aveva accusato soltanto per le minacce di ritiro dei documenti di soggiorno e di espulsione a lui fatte dalla Finanza. Ma lo straniero non avrebbe accettato la proposta. A metà gennaio dell’anno scorso, davanti al Tribunale di Latina, lo straniero testimoniò e disse, riferendosi a Fanfarillo: “Decideva tutto lui”.

I RAPPORTI CON ARMELLINI – In quel processo Fanfarillo è accusato di un’evasione da circa tre milioni di euro fatta con la coop di pulizie “La Serena”, che lavorava anche per noti hotel romani, tra cui quelli di Angiola Armellini, l’immobiliarista accusata due anni fa di un’evasione fiscale da due miliardi di euro. Un procedimento con imputato anche Antonio Lavarra, 52 anni, di Mottola, in provincia di Taranto, accusato di aver nascosto in un suo capannone in Puglia documentazione della cooperativa fatta sparire e di aver poi denunciato un furto che sarebbe stato una simulazione, lo stesso uomo che con le sue dichiarazioni ha fatto poi aprire le indagini che hanno ora portato l’imprenditore di Cisterna in carcere.

intercettazioniLE INTERCETTAZIONI – Secondo i pm Valerio De Luca e Daria Monsurrò, titolari delle indagini, “l’intera famiglia De Bellis dipende economicamente in modo assoluto dal Fanfarillo”.

La mamma di Ilaria De Bellis in un’intercettazione: “Aho”.
Ilaria: “Eh”.
La mamma: “O si chiamato?”
Ilaria: “O stavo a chiamà. Siccome il genero lavora… ha no coso de alimentari. Dice, m’ha dato certe cose che gli scadono oggi”.
La mamma: “Tè”.
Ilaria: “Si, vabbè, però so bone pe na settimana, perché chella de scadenza no”.
La mamma: “E che robba è?”
Ilaria: “Ci sta no formaggio che scade oggi, na mozzarella, gli gnocchi fritti…”

Per i pm “i De Bellis sanno che possono vantare credito presso il Fanfarillo, lo contattano per avere un po’ di soldi, e lui li compra con un po’ di alimenti che scadono il giorno stesso”.

E dopo la deposizione in Tribunale, in una conversazione intercettata, Sergio De Bellis dice alla figlia Ilaria: “Che ha detto?”
Ilaria: “Che sei andato bene”.
Sergio: “Mi so comportato bene Ilà”.

In una denuncia fatta il 18 marzo 2014 alla Finanza, Ilaria De Bellis aveva sostenuto di aver ricevuto un messaggio, in cui veniva specificato “taglia con a finanza, tu scompari”, attribuendolo a Fanfarillo. Successivamente aveva specificato che l’imprenditore odiava Reina, che al 69enne lei aveva fatto da prestanome, che “non si ferma davanti a niente”, e poi, il 9 maggio 2014, al commissariato aveva riferito di aver saputo da Trichei che conosceva Vjerda, perché spesso l’albanese aveva fatto “da interprete a suor Teresa Alfano, quando questa si era recata in Albania per trasportare all’estero somme di denaro per conto di Angelo Fanfarillo”, e che Laura Fogazzi aveva fatto da amministratrice a diverse società riconducibili a Fanfarillo, oltre ad essere compagna di Vjerdha”. Poi, però, in Tribunale aveva ritrattato tutto, arrivando a sostenere di essere stata costretta dai finanzieri ad accusare Fanfarillo.

In una conversazione invece intercettata tra Cesarini e un’amica: “Dal bene che ti ho voluto…io so ritrattando per un mio futuro. Sto ritrattando perché voglio un posto di lavoro, qualcosa nella mia vita, non c’ho più niente”.

Poi l’amica: “Che cos’è ritrattare?”.
Cesarini: “Ritrattare…vado a dichiarare il falso no”.
E sempre Cesarini: “Gli ho detto…se io ritratto qualcosa tu che mi assicuri? Mi ha detto ti darò un posto di lavoro”.
L’amica: “Chi ti ha detto così?”.
Cesarini: “Angelo”.

gico romaIL GIALLO DI FONDI – Vincenzo Patriarca, di Terracina, colonnello della Guardia di finanza in servizio al Gico di Roma, insignito nel 2006 del titolo di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica, è stato trovato impiccato, nel novembre scorso, nella sua casa al Salto di Fondi. Da tempo l’ufficiale aveva diversi problemi, tra cui quelli di carattere economico. E per cercare di risolvere tale difficoltà, secondo gli inquirenti, l’ufficiale si sarebbe rivolto a Fanfarillo. Per i pm Valerio De Luca e Daria Monsurrò i rapporti tra il colonnello e l’imprenditore di Cisterna “sono accertati da tempo”, con tanto di telefonate intercettate finite nel processo per il tentato omicidio di Reina.

“Il contenuto di quelle conversazioni – specificano i pubblici ministeri nella richiesta di misure cautelari fatta al gip – era estremamente chiaro. Il Fanfarillo cerca di utilizzare il Patriarca per venire a conoscenza di atti d’indagine che lo riguardano e per corrompere le indagini dirette su di lui, ipotizzando un intervento di tipo gerarchico sui militari della brigata di Cisterna. Il Patriarca si rende assolutamente disponibile ed è facile anche comprenderne il motivo: ha problemi economici e cerca nel Fanfarillo un aiuto in questo senso”. Poi, però, Patriarca, “evidentemente deluso nelle sue aspettative economiche dal Fanfarillo, lo prende in odio e tenta la strada del riscatto”.

Il 21 luglio 2015 il colonnello invia così una serie di sms all’imprenditore: “Allora vuoi andare in galera?”. “C’è un albanese qui al Salto di Fondi amico mio sa tutto, sa che sei il mandante delle mazzate a Reina, che devo fare? Mandami Straccaletto domani”. “Non ti hanno ancora arrestato bastardo di merda, ti faccio sistemare quella… ci pensa Adrian, un albanese, tu li conosci bene, ti faranno la pelle”. “Provvedi o ti ammazzo con le mie mani caro mafioso o camorrista, come devo chiamarti, pensa a tua figlia e alle tue nipoti. Aspetto Straccaletto”. “Sono in commissariato a Fondi, aspettano le tue mosse, bastardo mafioso”. “Vai al commissariato di Cisterna o alla Finanza, ti stanno aspettando, mandante di morte”.

Poi i due tornano a parlarsi e il 15 novembre scorso viene intercettata una telefonata, in cui fissano un appuntamento. Fanfarillo: “Mo vediamo qualcosa, cercheremo de risolve dai… io penso che fra un po’ eh… chella bastarda, me deve pagà. Perché adesso l’ho levato in mano all’avvocato e l’ho messo in mano ai napoletani, perciò finisce la storia”.

I pm precisano che non si sa se l’incontro sia poi avvenuto ma, “fatto sta che dopo pochi giorni il Patriarca si è suicidato”.