MAXI BLITZ DEL ROS DI ROMA, SGOMINATA UNA BANDA COLLEGATA ALLA CAMORRA: AVEVANO UNA BASE A LATINA

Si muovevano su Roma ma avevano una base operativa anche a Latina e Viterbo. Trentotto persone arrestate e 43 indagate sono il bilancio di una maxi operazione del Ros di Roma contro un gruppo criminale che operava nel traffico di stupefacenti tra le zone di Roma Est e Roma Sud. Il gruppo era già collegato con il sodalizio camorristico facente capo a Michele Senese e impegnato, come emerge da intercettazioni telefoniche, nella conquista della capitale con l’aiuto di gruppi camorristici napoletani: “Pijamose tutta Roma”. Associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, omicidi, tentativi di omicidio e sequestro di persona. Un’organizzazione particolarmente violenta, “ben strutturata, con basi logistiche e un sistema che garantiva gli affiliati anche la tutela legale”. L’organizzazione, secondo le indagini, è nata nella periferia sud est di Roma (Tor Bella Monaca, Cinecittà, Tuscolana) ed era pronta ad espandersi in tutto il territorio capitolino. Mensilmente la banda è risultata in grado di commercializzare, sul mercato romano, sino a tre quintali di hashish e marijuana, oltre a circa trenta chilogrammi di cocaina. Nel corso dell’operazione, denominata Orfeo, sono state eseguite anche 43 perquisizioni e sono stati sequestrati 3 chili di cocaina, 25 chili di hashish e 15 chili di marijuana. Le indagini sono partite seguendo una serie di fatti di sangue avvenuti negli ultimi anni nella Capitale. A partire dal tentato omicidio di Paolo Abate, avvenuto il 15 maggio 2008, per passare all’omicidio di Emiliano Zuini, avvenuto il 13 luglio dello stesso anno. “Questi soggetti sono stati colpiti perché finiti all’interno di una guerra tra bande”, è stato sottolineato dal colonnello Massimo Macilenti del Ros. Un laboratorio per lo “stoccaggio” della droga è stato scoperto e sequestrato a Grottaferrata. Un agriturismo, sempre nella zona sud-est dell’hinterland romano, ospitava una piantagione di canapa indiana. Una rete di magazzini e depositi serviva come punto di riferimento per i pusher. “Nessuno sgarrava, sia perché si veniva punti con violenza e sia perché molti erano i benefit, per così dire, che venivano dati ai sottoposti”. Al pari della malavita organizzata più antica e famigerata, ai tutti era assicurata l’assistenza legale, regali costosi, auto e orologi di lusso. I carabinieri hanno eseguito sequestri preventivi di beni mobili e immobili per 5 milioni di euro. La banda aveva connessioni anche con il gruppo dei Casamonica. “Nei confronti del capostipite Romolo – è stato spiegato – il sodalizio appare “fortemente indebitato””. Nel 2009 finirono in carcere in 41. “Erano armati, pericolosi e ricchi per via della droga. Gli scontri e i dissidi interni hanno fatto il resto”.

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