***aggiornamento e video**OPERAZIONE SFREGIO, IL GICO SEQUESTRA BENI PER 600 MILIONI DI EURO AL CLAN MALLARDO


AGGIORNAMENTO – Dalle prime ore di questa mattina è in corso una imponente operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli e condotta dai GICO della Guardia di Finanza di Roma e Napoli, con la quale è stato inferto un colpo durissimo al clan camorristico Mallardo, operante principalmente nell’area di Giugliano in Campania, ma con propaggini in diverse zone campane e, soprattutto, nel Lazio.

I reati contestati ai soggetti tratti in arresto sono relativi l’associazione per delinquere di stampo mafioso,il concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, l’estorsione, la violenza privata, l’intestazione fittizia di beni ed esercizio abusivo di attività finanziaria.

L’azione di coordinamento della Dda di Napoli ha permesso di condurre contestualmente, in perfetta sintonia, due distinte operazioni tra loro collegate che hanno avuto, quale esito finale – dopo circa due anni di indagini serrate della Guardia di Finanza di Roma e Napoli – l’aggressione alla struttura di comando ed alla principale componente economica del citato clan camorristico.

Con l’operazione “Sfregio”, condotta dal Nucleo P.T. – GICO del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, si è pervenuti alla cattura di Feliciano Mallardo, alias “’O Sfregiato” (di qui il nome dell’operazione: “Sfregio”), ritenuto l’attuale reggente dell’omonimo clan camorristico.

Le indagini si sono rivelate particolarmente complesse ed hanno coinvolto numerosi soggetti vicini al boss, consentendo di verificarne il ruolo di indiscusso leader, anche nella attuale gestione degli affari illeciti del clan, come comprovato dalle numerose perquisizioni, intercettazioni telefoniche ed ambientali e dagli importanti contributi testimoniali dei collaboratori di giustizia.

Si sono dimostrate cruciali le intercettazioni ambientali condotte dagli uomini del GICO della Guardia di Finanza di Napoli, che sono riusciti ad installare sistemi di captazione all’interno del bunker in cui il capoclan operava: la sede di una compagnia di assicurazione, intestata formalmente alla figlia, ma di fatto gestita dallo stesso Feliciano Mallardo e direttamente collegata all’abitazione del capoclan, nella quale si svolgevano delicate riunioni aventi ad oggetto gli aspetti più riservati della vita dell’organizzazione criminale, quali pagamenti di tangenti estorsive, acquisti di armi, rendiconti sulle gestioni di imprese ed attività formalmente intestate a prestanome o ad insospettabili uomini di fiducia del clan.

È stato così possibile captare in diretta conversazioni di tenore inequivocabile ed attestanti lo specifico coinvolgimento del capoclan Feliciano Mallardo anche nella gestione dell’ “affare caffè”, ovvero nella imposizione agli esercizi commerciali del Giuglianese della fornitura del Caffè Seddio, distribuito dalla società gestita dal nipote di Feliciano Mallardo, Giuseppe D’Alterio detto Pinuccio.

Nessun rivenditore poteva sottrarsi: tutti dovevano rifornirsi esclusivamente dalla società di “Pinuccio”, altrimenti “se la sarebbero vista” direttamente con il capoclan.

E cosi tutti gli imprenditori “si mettevano a disposizione”.

L’operazione “SFREGIO” costituisce un indiretto riscontro all’attività investigativa posta in essere dal GICO della Guardia di Finanza di Roma che, con l’operazione “Caffè Macchiato”, ha oggi portato alla cattura di 6 persone, che si ritiene costituissero una cellula camorristica che curava, attraverso la costituzione di soggetti economici operanti in vari settori, il reimpiego e gli investimenti nell’economia legale dei proventi illeciti del clan.

Tra le persone arrestate figurano, appunto, quali soggetti di riferimento nell’ambito della citata cellula, i fratelli Giuseppe D’Alterio (detto Pinuccio) e Carlo Antonio D’Alterio, nipoti di Feliciano Mallardo, in quanto figli della di lui sorella Santa Mallardo e di Pietro D’Alterio, morto nell’anno 1991 in seguito ad un agguato di matrice camorristica.

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno consentito, finalmente, di ricostruire il funzionamento del clan Mallardo, soprattutto nel versante speculativo ed imprenditoriale, non solo nella Regione Campania, ma anche nelle altre Regioni italiane, soprattutto il Lazio.

Da tali dichiarazioni (poi tutte riscontrate dalle attività della Polizia Giudiziaria) si è avuto modo di accertare in che modo la cellula operativa del clan Mallardo si era infiltrata nel mondo dell’imprenditoria lecita, con particolare riferimento al settore edilizio, ed aveva costituito, grazie alla regia ed alla fattiva collaborazione di soggetti particolarmente esperti e fidati, numerose società immobiliari.

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Le attività di riscontro hanno portato all’individuazione di importanti speculazioni edilizie e realizzazioni di immobili di pregio, soprattutto in Provincia di Roma, dove, tra l’altro, la cellula operativa del clan Malalrdo aveva operato stringendo accordi economici con esponenti di spicco del clan “dei casalesi”, con i quali condivideva il prodotto finale delle attività illecite (tra tali speculazioni è stato individuato un grosso complesso edilizio, realizzato in joint venture tra esponenti del clan Mallardo e del clan dei casalesi ed edificato in Capena, alle porte di Roma).

Anche nella gestione della distribuzione del caffè Seddio, che, poi, si è rivelata un’autentica imposizione di tipo estorsivo del clan Mallardo, si è riscontrata l’esistenza di un vero e proprio accordo con il vertice del clan dei casalesi, in modo:
• da garantire l’espansione degli interessi del clan Mallardo anche in aree tradizionalmente “controllate” dal clan dei casalesi, previo riconoscimento di una tangente che veniva pagata al “gruppo Setola”,
• da assicurare l’avallo al trasferimento dello stabilimento industriale Seddio da Giugliano a Castelvolturno (ovvero in un’area di influenza del clan dei Casalesi), con esenzione del “pizzo” previsto dalle organizzazioni camorristiche in caso di nuovi insediamenti industriali.
All’esito di tale complessa ed articolata attività investigativa, è stato così possibile delineare i contorni dell’impresa camorristica attiva in diversi settori economici:

• quello edilizio, con peculiare riferimento all’esecuzione di rilevanti investimenti immobiliari nel territorio della regione Lazio, tramite la srl Cosmo Immobiliare, la srl Pirone Invest, la spa Immobiliare Russo, la srl Immobiliare Dominik, la srl Cacciapuoti Ferdinando, la sas Immobiliare Ne. Pi. e la srl Palumbo Invest 3000;
• quello della lavorazione e della commercializzazione del caffè, tramite la sas Gi. Ca. e la srl Caffè Seddio;
• quello della distribuzione del caffè Seddio, tramite la società GI.CA dei fratelli D’Alterio;
• quello della gestione di agenzie di scommesse sportive, tramite la ditta individuale Lombardi Domenico – e del commercio all’ingrosso di prodotti medicali e parafarmaceutici – tramite la ditta individuale S. & M. Rappresentanze di Popovic Simona, la S.a.s. Emmefarma di Popovic Sabrina & C. e la S.r.l. Farmaeffe,
a mezzo di soggetti legati – più o meno intensamente – al clan Mallardo dal punto di vista fiduciario ed operativo, identificati principalmente:

• per quanto riguarda il settore della lavorazione e della commercializzazione del caffè, nel medesimo Giuseppe D’Alterio ed in Carlo Antonio D’Alterio (fratello di Giuseppe D’Alterio), contitolare di fatto della srl Caffè Seddio e contitolare unitamente a Giuseppe D’Alterio della sas Gi. Ca.;
• per quanto riguarda il settore immobiliare, in:
Michele Palumbo (suocero di Giuseppe D’Alterio, che ne ha sposato la figlia Giuseppina Palumbo), titolare della srl Pirone Invest e titolare di fatto della srl Unistrutture, il quale agiva quale vero e proprio regista degli investimenti e delle operazioni immobiliari posti in essere dalla descritta cellula connessa al clan Mallardo – con peculiare riferimento a quelli realizzati dalla stessa nel territorio della Regione Lazio;
Saverio Miraglia, titolare unitamente a Giuseppe D’Alterio della srl Cosmo Immobiliare;
Bruno Palumbo (fratello di Michele Palumbo), titolare della S.a.s. Immobiliare Ne. Pi. e della srl Palumbo Invest 3000;
Ferdinando Cacciapuoti, titolare della srl Cacciapuoti Ferdinando;
Francesco Russo, titolare della srl Immobiliare Russo;
Biagio Francesco Russo (nipote del predetto Francesco Russo), titolare della srl Immobiliare Dominik – soggetti, entrambi operanti nel settore edilizio, appartenenti al gruppo criminale cd. dei Cimminieri, radicato in Giugliano in Campania, dapprima contrapposto al clan Mallardo e quindi con lo stesso federatosi all’esito di un violento scontro che aveva visto vincitore il clan Mallardo;
• per quanto riguarda la gestione di agenzie di scommesse sportive, nel medesimo Giuseppe D’Alterio ed in Carlo Antonio D’Alterio, contitolari di fatto della ditta individuale Lombardi Domenico;
• per quanto riguarda il commercio all’ingrosso di prodotti medicali e parafarmaceutici, in Saverio Miraglia, titolare di fatto della ditta individuale S. & M. Rappresentanze di Popovic Simona, della S.a.s. Emmefarma di Popovic Sabrina & C. e della srl Farmaeffe.

Si ha ragione di ritenere che si tratti di “imprese camorristiche” in quanto le indagini hanno consentito di appurare che gli indagati:

• divenivano essi stessi imprenditori “in occulta società” con i soggetti produttivi radicati sul territorio di interesse;
• impiegavano in queste attività apparentemente lecite proprio gli ingenti proventi derivanti dalle iniziative del clan camorristico e, quindi, derivanti anche dalla esecuzione di estorsioni.

Un’importante componente della “cellula” operativa imprenditoriale del clan Mallardo è quella di coloro che assicuravano costanti flussi finanziari mediante “cambi di assegni” ed interposizione di soggetti economici estranei ai fatti nelle relative transazioni finanziarie, al fine di farne perdere definitivamente la riconducibilità agli affari del clan.

L’imponenza e la rilevanza dell’operazione è facilmente desumibile dai provvedimenti cautelari reali disposti dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, il quale, accogliendo la prospettazione accusatoria della D.D.A. di Napoli, non solo ha disposto le catture, ma ha anche ordinato il sequestro:

• di circa 900 immobili;
• di 23 aziende commerciali, aventi sede a Giugliano, ma operanti, in gran parte, in Provincia di Roma;
• di circa 200 rapporti bancari;
• di numerose auto e moto di lusso.

per un valore complessivo stimato di oltre 600 milioni di euro

Il patrimonio sequestrato si compone principalmente di beni immobili che erano entrati nella disponibilità degli indagati.

Al riguardo sono state sequestrate circa 300 unità immobiliari (tra fabbricati e terreni) nel Comune di Giugliano in Campania a carico degli indagati, 25 a Mentana, 10 a Monterotondo, ed altre a Qualiano, Trentola Ducenta, Castelvolturno, Roccaraso, Villaricca, Guidonia Montecelio ed Ischia.

Le società “camorriste” sopra indicate oltre ad immobili realizzati a Giugliano in Campania (circa 90 unità immobiliari) hanno, di contro, effettuato la maggior parte degli investimenti in Provincia di Roma: per citare le località maggiormente interessate dagli insediamenti immobiliari, circa 150 unità immobiliari sono state sequestrate nel Comune di Mentana, 30 a Guidonia, 13 a S. Angelo Romano e 13 anche nella Capitale. Altre nei Comuni di Fonte Nuova e Capena.

Ciò induce a ritenere che, mentre gli indagati hanno investito principalmente nella “terra d’origine”, le società controllate dal clan prediligevano investimenti in territori “vergini” e, pertanto, soprattutto il Lazio.

”Grande soddisfazione per la cattura di Feliciano Mallardo e il sequestro di beni, per un ammontare complessivo di circa 600 milioni di euro, che di fatto annientano il clan di Giugliano”. E’ quanto ha affermato il Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, commentando l’imponente operazione che ha portato anche all’arresto del capo dell’omonimo clan camorrista. ”La cattura di esponenti di spicco del crimine organizzato – ha proseguito il Guardasigilli – e l’aggressione sistematica ai patrimoni illeciti, costituiscono il cuore della strategia portata avanti dalla squadra Stato e si rivela la strada giusta per debellare le cosche e assicurare alla giustizia numerosi criminali”. ”Il mio ringraziamento – conclude Alfano – ai magistrati della DDA di Napoli e agli uomini della Guardia di Finanza che, impegnati ogni giorno nella lotta a tutte le mafie, hanno portato a termine l’ennesimo, straordinario successo, sferrando un durissimo colpo alle attivita’ criminali e garantendo cosi’ la sicurezza nel territorio”. [ASCA]

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