Fuochi di San Giuseppe: i rioni di Itri fanno rivivere le antiche tradizioni

Si preparano per giorni, settimane, forse addirittura mesi. D’altro canto devono rinnovare un appuntamento con la tradizione e Itri è il primo Comune ad aver dato vita a quella che viene identificata come la “festa di San Giuseppe” seppure la ricorrenza ha origini pagane, perché non a caso coincide con la notte antecedente l’equinozio di primavera.

Un’occasione che i vari rioni di Itri salutano con fuochi benaugurali nei quali bruciano un fantoccio, “mammuocc”, che rappresenta il freddo e improduttivo inverno per dare il benvenuto alla primavera e ai suoi frutti.


Come di consueto, anche quest’anno, la cittadina aurunca si è preparata per tempo ad accogliere l’evento. I rioni di Madonna delle Grazie, Lago, Lo Straccio, La Piazza, San Martino Largo Staurenghi, La Tarita, San Gennaro Basso – Largo dei Campi, San Gennaro Alto – Largo Sinapi, Piazzale Rodari – scuole vecchie, in occasione della potature degli alberi di olive hanno raccolto le frasche e le hanno accumulate in ciascun rione per essere pronti nella sera di San Giuseppe, alle 20, al segnale: lo scoppio del petardo che ha dato il via all’accensione di tutti i falò.

L’avvio dei fuochi è l’avviso che la kermesse è iniziata. Per quanto sin dalle fasi iniziali dell’organizzazione e quindi dall’allestimento dei cumuli di legna, dalla preparazione degli stand, dai profumi provenienti dalle cucine degli antichi vicoli, tutto è in fermento e c’è attesa, quella delle grandi occasioni, che contribuisce a dare l’allegria che è tipica della festa.

E ieri, come di consueto, non c’erano solo i padroni di casa, gli itrani, a festeggiare. La ricorrenza ha richiamato gente dai centri limitrofi. In tanti si sono raccolti nei vari rioni intorno ai fuochi tra musiche popolari, canti e balli e hanno contribuito a infondere gioia. Eventi tipici che contraddistinguono ciascuno rione che per musica, pietanze e danze ha una propria tradizione da rinnovare.

Tante le prelibatezze tipiche di Itri proposte a residenti e visitatori: le immancabili olive, ma anche marzoline, salsiccia itrana e frittelle con pomodoro e asparagi, zeppole, penne all’arrabbiata, panini con la porchetta…

Un saggio di tradizione che ha accompagnato i presenti anche attraverso la riscoperta di un antico frantoio, di recente ristrutturato e aperto dal padrone di casa al pubblico e quest’ultimo ha anche potuto visitare la mostra fotografica di Salvatore Mancini, allestita al Museo del Brigantaggio. Una rassegna della Itri che fu.