Itri, acqua a rischio per 4mila persone: possibile allarme igienico e ambientale

Sono in circa 4mila a rischiare di non avere più l’acqua, per via di una questione un bel po’ controversa che adesso è incappata nell’applicazione della normativa che fino a poco più di dieci anni fa era ancora regolata da un regio decreto. Una questione scottante appena approdata anche in consiglio, perché non è cosa di poco conto.

A seguito di controlli del Nipaf e di quelli amministrativi della Provincia di Latina, si è riscontrato che a quanto pare alcuni pozzi privati, negli anni autorizzati per il sistema irriguo, nel tempo hanno provveduto a concorrere, con il gestore ufficiale Acqualatina nel servire abitazioni e non solo in diverse zone di Itri. Questione non di poco conto, nelle aree interessate dalla faccenda, essendo periferiche e di campagna, sorgono principalmente case indipendenti e ville, tra cui alcune non perfettamente in regola o abusive e proprio questo ha fatto insospettire gli organi inquirenti.


Per la Provincia non ci sono dubbi: i “rubinetti” devono essere chiusi ed elevate sanzioni per diverse migliaia euro. Sanzioni, che tra l’altro, dovrebbe operare il Comune, che seppure ha l’obbligo morale e amministrativo di porre fine ad una vicenda annosa, ha anche sul tavolo una questione che scotta e non poco. Perché se si chiudono i rubinetti, e, in quell’area non arriva il gestore privato, il rischio è che rimangano senza acqua circa tremila persone. Si tratta di un vero e proprio allarma igienico e ambientale. E sarebbe da aggiungere anche sociale.

Il rischio, ora come ora lo corrono in tanti, per lo più residenti di aree agricole come Intignano, Valle Rose, Migliorano e Porcignano. Ma anche famiglie, delle principali località e contrade del vasto territorio itrano.

Una situazione dalla quale in qualche modo se ne deve uscire. Perché se è vero che da una parte i dirigenti della Provincia vanno per la loro strada, dall’altra il Comune di Itri e lo stesso sindaco Antonio Fargiorgio, devono affrontare la questione. Ed eccoci al consiglio comunale di quest’oggi: bisogna trovare una soluzione, e il muro contro muro probabilmente non darebbe soluzioni in breve tempo a chi rischia di rimanere senza il bene primario per eccellenza. E quindi ecco che si moltiplicano le proposte, come ad esempio la nascita di un consorzio privato. O provare un’intesa a metà strada con il pubblico o la gestione contestuale con Acqualatina. L’amministrazione, intanto, vorrebbe l’istituzione di un tavolo tecnico, dove oltre a Comune e Provincia, spera siedano anche Regione e Asl. Ipotesi più che certezze, mentre i residenti di queste zone si domandano cosa accadrà se non si troverà una soluzione in tempi stretti.