No all’autostrada Roma-Latina, manifestazione per pochi intimi

Sui motivi per i quali ad alcuni comitati e movimenti politici non vada a genio l’autostrada si è spesso potuto leggere in molti articoli e comunicati stampa. Dell’impatto ambientale sfavorevole, dell’inutilità dell’opera, degli alti costi per gli automobilisti che dovranno – a dire di chi protesta – pagare 13 euro per la tratta Latina-Roma e per l’impatto che avrà su aziende agricole e altri proprietari terrieri che verranno espropriati. I manifestanti presenti presso la rotonda di Borgo Piave a Latina, luogo simbolo poiché dovrà essere l’imbocco verso nord dell’autostrada hanno anche proposto da tempo delle soluzioni.

Per esempio la messa in sicurezza di una strada effettivamente massacrata com’è la 148 Pontina e l’investimento su mezzi alternativi come i treni per raggiungere la Capitale. Non tutti concordano invece su un fatto: se la vicenda è tanto sentita, se l’opera è tanto colossale e così platealmente fuori dalla logica e dalla grazia dei cittadini, perché sono sempre così in pochi a manifestare contro la sua creazione? E sì perché la pattuglia di protesta che si è riunita ieri pomeriggio era scarsina nel numero seppur carica di vigoroso entusiasmo.


In men che non si dica pali e insegne sono state “adibiti” a strumenti di propaganda per chiedere al cittadino/automobilista inevitabilmente rimasto inchiodato nel tipico ingorgo da rientro dagli uffici una maggiore sensibilità verso il tema. Ma comunque, sui marciapiedi c’erano un pugno di persone, troppo poche per destare scalpore. La cittadinanza non risponde dunque, per l’ennesima volta alla mobilitazione di protesta contro l’autostrada Roma-Latina e ci si trova tra vecchi amici. Ci sono i militanti che hanno fatto campagna con le formazioni di estrema sinistra quali “Potere al Popolo”.

C’è Giancarlo Luciani, presidente dell’Anpi (associazione Nazionale Partigiani Italiani) di Latina, asceso alle cronache nazionali per aver affermato che “Renzi è peggio del Duce”. C’era Bernardo Bassoli, eterna promessa del Movimento 5 Stelle di Latina che non concretizza mai la sua esistenza alle elezioni per mancanza di certificazione, spaurita svolazzava anche qualche bandiera del Movimento 9 Dicembre (cosiddetti “Forconi”) e poco più. Leader carismatico del gruppetto è da sempre Gualtiero Alunni che dopo aver spiegato le tante motivazioni per le quali bisognerebbe dire no al progetto aggiunge, commentando la scarsa affluenza: “Latina prima era il deserto totale, da circa un anno stiamo riuscendo a bucare questa patina di silenzio perché sono decenni che la politica di destra e di sinistra sostengono l’autostrada acriticamente, senza informare adeguatamente i cittadini. Nel nostro piccolo noi cerchiamo di fare dei dibattiti pubblici, delle manifestazioni e delle attività che portino prima di tutto informazione sul territorio perché questa autostrada sarà una vera sciagura”.

“Noi scontiamo una scarsa reattività sociale in questa città – afferma invece Bernardo Bassoli – basti pensare che abbiamo una delle discariche più grandi d’Italia e non credo che la cosa abbia mai smosso le masse per contrastarla. In Italia più in generale poi scontiamo il malinteso secondo il quale le grandi opere sono viste come uno sviluppo economico, ma questo andava bene per l’Italia del boom economico, non in quella dove si spendono 120milioni di euro in progettazioni e dove vediamo un vero danno erariale da 20milioni di euro perpetrato dalla Regione Lazio costituendo una società misto pubblica privata con quote azionarie di portatori di interessi di questa gara d’appalto. Ma l’Unione Europea – che non è una torma di populisti, promuove il trasporto su comma e su acqua e sconsiglia progetti come questo, che è stato tirato fin troppo per le lunghe”.

E in effetti, dopo l’autostrada del Sole, nata agli inizi degli anni 60, è nata l’idea di una struttura che comprendeva anche la tratta Roma-Latina ma erano appunto gli anni 60. E la gente ne sente parlare da allora come una promessa o una minaccia a seconda delle opinioni, praticamente da sempre. Forse è per questo che non c’erano altri manifestanti o perché nessuno cittadino normale si professa poi così entusiasta per il progetto. Perché forse è passato così tanto tempo e si è gridato al miracolo o al lupo per così tanti anni che si è spenta sia la voglia di sognare che la paura degli incubi peggiori.