Ladro e sedicente terrorista islamico, indagini nella Capitale. L’imam di Fondi: “Difendiamo questo Paese”

Un ladro egiziano intento a consumare un furto in un villino alla periferia di Fondi e che, una volta sorpreso, si è dichiarato dell’Isis. Provando a fare una piccola strage: ha tentato di far scoppiare un grosso serbatoio di Gpl posto nel piazzale dell’abitazione teatro del colpo degenerato, abitata da due novelli sposi. Non riuscendoci per un nulla. Con una mazza aveva già rotto il tubo del gas, iniziato a fuoriuscire copiosamente. E, accendino alla mano, ha provato a innescare a più riprese una deflagrazione letale. Per sé e per gli altri. Non riuscendoci – letteralmente – per un soffio.

L’episodio in via delle Marne

Mentre la scintilla non voleva saperne di scoccare, lanciato l’allarme sono sopraggiunti gli agenti di una Volante del Commissariato locale, per caso ad un centinaio di metri di distanza per dei controlli del territorio. Un intervento rocambolesco quanto salvifico. Tra una minaccia e l’altra. Nel tentativo di opporsi all’arresto, dichiaratosi un terrorista islamico, il ladro ha iniziato a gridare con insistenza «Allah Akbar», Dio è grande. Espressione a quanto pare inframezzata, in italiano, da riferimenti alla «luce» e alla «ragione». E da parole ben più chiare, ribadite diverse volte: «Vi ammazzo, vi devo ammazzare», secondo le ricostruzioni.


Una storia che ha dell’incredibile, e che sabato ha portato in manette in terra pontina un 27enne domiciliato a Roma ovest, nel quartiere Trionfale, Abdalla Ahmed Khattab, incensurato. Un sedicente estremista che non sarebbe un volto noto a certe latitudini, ma da cui la comunità musulmana di Fondi e del comprensorio ha comunque immediatamente preso le distanze: «Via le mele marce», dice l’imam della Piana, Othman Naser, che da sempre predica un Islam fatto di valori come il rispetto reciproco e la fratellanza.

Il topo d’appartamento a suo dire votato alla guerra santa nel segno della Jihad, ristretto nel carcere di Latina dietro disposizione del pm Marco Giancristofaro, è atteso davanti al gip per l’udienza di convalida nella giornata di oggi, mercoledì. Assistito da un avvocato d’ufficio, dovrà rispondere dei reati di tentato tentato furto, danneggiamento aggravato, violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, oltre che di tentato incendio. Posizione pesante, la sua, e che potrebbe ulteriormente aggravarsi.

L’eventualità che la sostenuta appartenenza del 27enne all’Isis possa essere stata un bluff dettato da una situazione precipitata non è ancora esclusa dagli inquirenti, come pure quella del delirio di un folle. Eppure, l’ipotesi che l’uomo possa aver agito sulla spinta di una vera radicalizzazione, diretta o indiretta, mirata a seminare il terrore nel nome di Allah continua a godere di ampia considerazione. Se non altro per non lasciare nulla di intentato.

Ed è proprio in questa direzione che vanno gli accertamenti avviati poco dopo l’arresto dell’egiziano, in Italia con un permesso di soggiorno rilasciato per motivi di lavoro subordinato, scaduto i primi giorni di giugno e pronto al rinnovo. In prima linea la Digos. Passaggi in un certo senso obbligati, per gli specialisti dell’antiterrorismo: una perquisizione presso l’abitazione di Khattab, l’analisi dei contenuti e dei contatti desumibili da dispositivi e supporti elettronici nella sua disponibilità.

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