Formia, omicidio in villa: chiesti 12 anni per l’ex gigolò

Andrea Tamburrino sul luogo dell'omicidio

Dodici anni di reclusione senza le attenuanti generiche per Andrea Tamburrino, accusato dell’omicidio preterintenzionale del coinquilino Giuseppe Langella. Al termine della requisitoria di giovedì davanti al Gup del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera, è stata questa la richiesta formulata dall’accusa, rappresentata dal pm Chiara D’Orefice, nei confronti del 42enne originario di Cellole e da tempo residente a Scauri, noto alle cronache giudiziarie come l’“estorsore gigolò”.


Una richiesta, quella avanzata dalla Procura, a cui si è associato anche l’avvocato Vincenzo Macari, che rappresenta la parte civile, ovvero la sorella del 52enne autotrasportatore, rinvenuto ormai privo di vita il 2 dicembre del 2016, alla presenza dell’amico e coinquilino. Nel corso dell’udienza è stata ripercorsa punto per punto tutta la vicenda, compresi gli alibi e le contraddizioni in cui sarebbe caduto l’imputato, che per l’avvocato Macari ha dimostrato una “personalità camaleontica”.

Giuseppe Lancella

Tamburrino, arrestato nell’agosto del 2017 e quindi a processo con rito abbreviato davanti il Tribunale di Cassino, è accusato dell’assassinio di Langella, che viveva con lui in una villa di Formia situata in via Giovenale: secondo le ricostruzioni giunte in aula, l’uomo sarebbe morto per una violenta caduta provocata proprio da Tamburrino al termine di un acceso litigio, circostanza sempre negata dalla difesa del 42enne. Secondo quest’ultima, si sarebbe trattato di un tragico indicente domestico, non di un delitto.

Un processo che sin dalle primissime fasi si è giocato sulle perizie, ed il cui atto finale è atteso a breve: per il prossimo 18 ottobre è in agenda l’arringa dei legali di Tamburrino, gli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Dalila Felming. A stretto giro, la sentenza di primo grado.