Pontile Petroli ENI, interviene CasaPound: “La vicenda è molto più grande di tutti noi”

Stefano Zangrillo, portavoce di CasaPound

In merito alla questione Pontile Petroli dell’ENI interviene anche Casa Pound Italia di Formia che attraverso il proprio portavoce Stefano Zangrillo dichiara:

“Finora non ci siamo espressi non perchè il problema sia effimero anzi, da anni attenzioniamo questa situazione con l’associazionismo cittadino ma prima di esprimerci abbiamo preferito studiare un pò di carte per prendere informazioni direttamente dalle componenti del tavolo tecnico ed in particolare dal Comune di Gaeta e dell’Autorità Portuale. La cosa che ci preoccupa di più in quanto formiani è la delocalizzazione di questo pontile al porto commerciale di Gaeta dove dovrebbe svilupparsi una banchina antemurale che viene verso Vindicio per chilometri e quindi le petroliere andrebbero ad occupare lo spazio acqueo fronte le nostre spiagge.


Pontile petroli ENI

Siamo andati a vedere come nasce questa ipotesi, che è contenuta nel P.O.T. ovvero il “piano operativo triennale” dell’autorità portuale, dove si fa appunto riferimento allo spostamento del pontile al porto commerciale di Gaeta. E’ ben noto nella prassi amministrativa e politica che atti come il P.O.T. non siano né concreti, né determinanti e né vincolanti e in questo caso per lo spostamento del pontile, su di esso non va basato nessun timore, visto che attualmente la “paura” dello spostamento si basa solo ed esclusivamente su questo atto, altri non ce ne sono.

Per intenderci il P.O.T. è assimilabile a livello Comunale al Piano Triennale delle Opere Pubbliche quello in cui potete trovare ad esempio le voci “Realizzazione Policlinico del Golfo” oppure “Realizzazione Pedemontana” una sorta di libro dei sogni a livello amministrativo di opere che non si realizzeranno mai. Ecco, il P.O.T. dell’Autorità Portuale dove si prevede come ipotesi questa delocalizzazione fronte Vindicio è questo, un atto di indirizzo senza alcuna valenza, quindi non è corretto basarsi esclusivamente su questo.

All’atto pratico poi, in caso di delocalizzazione la stessa Autorità Portuale dovrebbe redigere un Piano Regolatore Portuale. Facciamo notare che l’ultimo PRP fu redatto nel 1993 ed approvato nel 2006 (dopo 13 anni) dall’Amministrazione D’Amante ed in cui si stabiliva che nessuna opera antemurale poteva farsi al porto commerciale di Gaeta perche l’antemurale naturale della Città era Monte Orlando. Inoltre un nuovo PRP dovrebbe avere il via libera da una miriade di Enti dalla Regione ad almeno 3-4 Ministeri tenendo conto che l’ENI alla scadenza dei 4 anni di concessione deve decidere il proprio destino. Da alcuni studi fatti inoltre sul porto commerciale, non ci sono neppure i margini tecnici per consentire alle petroliere di poter operare secondo gli standard di sicurezza, come ad esempio avere un raggio di 300metri su cui poter operare, quindi allo stato attuale sono molto basse le opportunità per ENI di delocalizzare il pontile al porto commerciale.

Inoltre in mezzo poi ci sono gli impianti di itticoltura che nel caso in cui vedrebbero la Regione Lazio come Ente unico e competente a dover avviare un procedimento per lo spostamento degli stessi Off-Shore con tutto quello che ne deriverebbe per aziende, maestranze e quanto appresso, senza dimenticare il fiore all’occhiello su cui l’Autorità Portuale punta ovvero le navi da crociera che verrebbero meno.

Qual è invece il problema dello spostamento off-shore per ENI? Basta leggere la storia di Civitavecchia che ha il pontile proprio off-shore. Non si tratta di un problema di costi, ma operatività dell’ENI, infatti avere un pontile sulla terra ferma consente di scaricare con qualsiasi situazione meteorologica, un pontile in mare aperto non lo consentirebbe ed ogni scarico mancato comporta perdite economiche e disagi. Ricordiamo che ENI è il braccio armato del nostro Stato sul Petrolio, che la raffineria di Gaeta serve il fuel all’Areoporto Internazionale di Fiumicino oltre che a detenere le scorte di sopravvivenza per la Nazione in caso di eventi catastrofici e guerre, quindi riteniamo che essendo troppo importante l’ENI di certo non saranno né i Comuni di Formia e Gaeta e né l’Autorità Portuale a poter imporre scelte all’Ente Nazionale Idrocarburi. A nostro parere, letti gli atti nel corso del tempo, l’ENI alla fine resterà lì dov’è ancora per molto in attesa che si sblocchino situazioni che non riguardano né Formia e né Gaeta ma che trovano origine nella lontana Libia.

Dovete sapere che l’unica opportunità affinché l’ENI lasci il Golfo passa per Fiumicino dove c’è un pontile che appartiene alla TOTAL ERG e su cui ENI punta da tempo all’acquisizione. Dopo il bombardamento del Signor Sarckozy appoggiato dal nostro Governo e l’uccisione di Gheddafi, la Francia ha messo gli occhi sui giacimenti di ENI in Libia e se mentre prima della guerra i rapporti con la Libia erano a vantaggio dell’Italia e la ERG aveva quasi ceduto sul pontile di Fiumicino, oggi non se ne parla proprio.   Se ENI riuscisse ad acquisire quel pontile a Fiumicino, cosa che lo Stato potrebbe espropriare per interesse pubblico così come dice quella Costituzione che tutti dicono di amare ma che nessuno applica e rispetta, allora l’ENI da Gaeta andrebbe via immediatamente perché sarebbe antieconomico restare. Questo per far capire che per quanto riguarda la delocalizzazione del pontile allo stato attuale ci sono pochissimi se non nessun elemento amministrativo e vincolante in merito, mentre per quanto riguarda ENI non stiamo parlando della fabbrichetta di un privato che si può combattere con una manifestazione, ma di un colosso dello Stato che può prendere in autonomia qualsiasi decisione al di là di Formia, di Gaeta e dell’autorità portuale. E’ giusto osservare con molta attenzione gli avvenimenti, renderli pubblici, sensibilizzare la comunità e quello che chiediamo alla politica, alle Istituzioni di Formia e di tutto il Golfo è di non far passare il messaggio del campanilismo tra Comuni oppure di far credere che una manifestazione, un Sindaco sia esso gaetano o formiano possano essere decisivi nel cambiare le cose ma tutti devono assumersi la responsabilità di far capire ai cittadini del Sud Pontino che la vicenda ENI è una questione molto più grande di tutti noi, che si gioca ad alti livelli a cui il popolo se serve deve certamente opporsi ma lo dovrà fare con consapevolezza e preparazione non con l’illusione.