Incubo Lymantria: dal Circeo alla Riviera d’Ulisse ettari di boschi “divorati”

San Felice Circeo - Promontorio del Circeo l'area del Peretto completamente spoglia a causa della lymantria
Una larva di Lymantria – Promontorio del Circeo

Ettari ed ettari divorati, boschi che improvvisamente diventano solo macchie marroni. E se per caso ci si passa in mezzo lo spettacolo è quello della desolazione per non contare il fatto che si rischia di finire sotto una pioggia di bruchi. Sono quelli di lymantria ed hanno colpito nuovamente il promontorio del Circeo tra i simboli del Parco Nazionale del Circeo ed anche il Parco Riviera d’Ulisse. Per quanto riguarda il Circeo, l’area più colpita e quella di Quarto Freddo dove centinaia di esemplari di leccio sono stati divorati dalle larve proprio come accaduto nel 2009. Aree come quella del “Peretto” da cui partono molti sentieri escursionistici sono spoglie ed invase dalle larve ma il problema maggiore al momento non è ovviamente quello legato alla percorribilità del promontorio. Come accaduto alcuni anni fa la lymantria sta mangiando anche altre specie come ad esempio i corbezzoli riducendo ai minimi termini la foresta. Un danno enorme ovviamente anche per la fauna. L’Ente Parco Nazionale del Circeo che solo qualche settimana ha avviato in quella zona uno studio per contrastare lo xylosandrus è in contatto con l’Università della Tuscia e presto alcuni esperti faranno nuovi sopralluoghi anche per capire se le sempre più frequenti “invasioni” possano rientrare davvero in una sorta di ciclo naturale. Dopo che dalle larve si passerà alle farfalle il peggio dovrebbe passare. Ma è davvero così naturale il ritorno della lymantria che ogni volta sembra arrecare danni più seri alla foresta del Parco?

Ciò che resta di alcune foglie divorate dalle larve di Lymantria

Secondo un altro Ente e cioè il Parco Riviera d’Ulisse è tutto sotto controllo. In una nota diffusa tramite la pagina Facebook si legge infatti: “Si rileva in questi giorni, nell’opinione pubblica locale, crescente preoccupazione riguardo all’infestazione di bruchi”che ha colpito una parte del bosco del Parco Regionale di Monte Orlando. Le numerose reazioni si esplicitano spesso tramite piattaforme social quali ad esempio Facebook.
Poco più di due settimane addietro il Parco Regionale Riviera di Ulisse aveva già pubblicamente diffuso delle informazioni sul proprio sito web, sui propri canali social e con un comunicato stampa inviato ai media locali e da questi ultimi diffuso.
Purtroppo, negli ultimissimi giorni, l’infestazione ha raggiunto uno stadio particolarmente avanzato e tale da causare la defogliazione di un numero importante di alberi. Tutto ciò provoca anche una sorta di deturpamento estetico del monte, visibile anche dal centro abitato di Gaeta. Anche i frequentatori dell’area stanno subendo alcuni disagi. È inevitabile, pertanto, che un numero crescente di cittadini cerchi risposte e informazioni.
Premesso quanto detto finora, il Parco Regionale Riviera di Ulisse intende far presente che: L’infestazione è causata da un lepidottero detto Lymantria Dispar la cui peculiarità, purtroppo, è quella di presentare delle larve che voracemente defogliano gli alberi boschivi. Non si tratta comunque di processionaria.


Le larve (i “bruchi”) per quanto fastidiosi, non sono urticanti. Potrebbero, al limite, provocare leggere reazioni allergiche in persone particolarmente sensibili. Personale del parco ha verificato in prima persona quanto detto.

Questo tipo di infestazioni sono cicliche (circa decennali) nei territori mediterranei. Circa dieci anni addietro lo stesso fenomeno interessò i boschi di Pico, Itri e Campodimele. Tra le concause ipotizziamo un ritardo, causato dal protrarsi del freddo invernale, delle migrazioni degli uccelli che, inevitabilmente, sarebbero un naturale “controllore” della popolazione di tali lepidotteri.

I prodotti chimici che potrebbero utilizzarsi per sopprimere l’infestazione non sono ammessi in un area naturale protetta dove provocherebbero un danno ben maggiore di quello in corso. Quale rimedio biologico e naturale esiste il cosiddetto Bacillus Thuringiensis. Anche quest’ultimo tuttavia sterminerebbe molti altri tipi di larve (anche, ad esempio, quelle delle variopinte farfalle che popolano Monte Orlando). A riguardo è anche molto importante precisare che gli alberi attaccati, pur subendo uno stress biologico, non sono assolutamente morti e nei prossimi mesi recupereranno il loro fogliame.

Tra circa un mese le larve sfarfalleranno e l’infestazione potrà dirsi cessata. Al momento non resta che attendere il decorso naturale degli eventi”.