Traffico di rifiuti speciali al porto di Gaeta: chieste condanne per oltre 16 anni

Corruzione, falso, reati ambientali, a partire dal traffico illecito di rifiuti. Sono trascorsi sei anni dalle prime indagini svolte dalle guardie costiere su montagne di rifiuti accatastati al porto di Gaeta, rottami ferrosi provenienti dal basso Lazio e dalla Campania e diretti in Turchia, e ora il pm di Cassino, Alfredo Mattei, ha chiesto la condanna per i quattro imputati a un totale di 16 anni e mezzo di reclusione e maxi sanzioni per le società coinvolte in quello che sarebbe stato un ecobusiness milionario.

Il pubblico ministero ha chiesto al Tribunale di Cassino di condannare l’ex dirigente dell’Autorità portuale, Franco Spinosa, a 7 anni e mezzo di reclusione, l’imprenditore Nicola Di Sarno, al timone della società spedizioniera Intergroup, a 6 anni di reclusione, l’imprenditore di Ragusa, intermediario negli affari sotto accusa, Andrea Di Grandi, a un anno e cinque mesi di reclusione. Il pm ha inoltre chiesto di condannare al pagamento di una sanzione amministrativa pari a 700 quote, corrispondenti a 630mila euro, e alla confisca del profitto del reato, stimata in oltre 685mila euro, la Intergroup. Chiesta infine la condanna a una sanzione pari a 450 quote, corrispondenti a 405mila euro, sia per la Di Grandi srl che per la controllata Ela srl, oltre alla confisca del profitto del reato, stimata in quasi 364mila euro.


Le indagini iniziarono dopo una serie di esposti da parte di comitati e associazioni cittadine, preoccupati per una montagna di rifiuti ferrosi alta 15 metri, una vera e propria collina nera, che si era formata sulla banchina Cicconardi. Le guardie costiere scoprirono che tra quelle 4.500 tonnellate di materiali ferrosi si nascondevano 9 tonnellate di rifiuti pericolosi e che le piogge facevano anche finire in mare parte di quel materiale, in attesa di essere caricato sulle navi. Scattarono sequestri e denunce e vennero anche formulate diverse ipotesi di rapporti corruttivi tra il dirigente dell’Authority e la Intergroup. Ora le richieste di condanna.