FONDI: E’ SEMPRE PIU’ EMERGENZA AL PONTO SOCCORSO

Ancora emergenza, anzi escalation della criticità al Pronto Soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio”. In mancanza dei medici, (quei pochissimi che sono in organico si sobbarcano turni anche di 24 ore di seguito – e non si tratta di stare a guardare se il faro è acceso o meno, tanto per fare un paragone, di cui l’articolista si prende la responsabilità morale nei confronti dei pur lodevoli guardiani del faro), la direzione aziendale sta facendo ricorso ai dottori prelevati dai reparti, creando, così, ulteriori disservizi in questi ultimi che, grazie a Dio, a Fondi, funzionano abbastanza bene, facendo di alcuni di loro (Ginecologia, Chirurgia) delle autentiche eccellenze.

Si sa bene che chi critica e, soprattutto, chi scrive non ha la bacchetta magica per risolvere criticità che hanno fatto fare una pessima figura alla precedente giunta regionale guidata da Piero Marrazzo e alla concomitante conduzione manageriale dell’Asl pontina da parte di Ilde Coiro, ma che stanno ugualmente mettendo in crisi il governatorato Polverini e la gestione Asl di Sponzilli. Ci sono però considerazioni che inducono al buon senso anche se non incontrano il parere favorevole di certi sindacati o di certi settori dell’opinione pubblica: ridurre o eliminare gli emolumenti conferiti ai dirigenti, richiamare in sevizio tutti quegli operatori che godono del privilegio del “distacco” sindacale (significa: essere pagati senza andare sul posto di lavoro, e non capita solo nella Sanità), far pagare chi considera il Pronto Soccorso un luogo dove recarsi al solo primo colpo di tosse o al primo starnuto, verificando se l’attribuzione del codice giallo o rosso fotografa una realtà vera di disagio fisico o è solo una benevola “concessione” del medico per esimere dal pagamento del ticket il paziente che non presenta criticità, disciplinarne l’accesso – e questa è opinione personale dello scrivente – a chi è in regola con i permessi di soggiorno, creando strutture identiche per “irregolari”, sopprimere realtà pseudoospedaliere lasciate in piedi solo per giustificare lo stipendio all’infornata di personale che si è avuta negli anni Ottanta e destinare questi ricercatori di una ragion d’essere della loro giornata lavorativa a situazioni di “trincea” quali i Pronto Soccorso. Ma non vogliamo sostituirci a chi, in questo settore, ha le idee chiare ma, che, privo di supporti mediatici che gli facciano fare passerella vanesia, viene lasciato nelle retrovie dei consulenti che propongono idee valide. Ben vengano le rivoluzioni, ma quelle vere, capaci di ridare dignità a un settore, quello della Sanità, nato per servire il popolo, e a una professione abbracciata come una missione, subito dopo
un giuramento. Ippocrate, ma chi era costui?


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