Sospesa dalla polizia per un tatuaggio (cancellato): il limbo di un’agente di Fondi

Avrebbe dovuto prendere servizio presso la Questura di Milano, poco prima di partire per l’incarico d’esordio è stata congedata dalla Polizia di Stato. Tutto per colpa di un piccolo tatuaggio. Che da tempo neanche c’è più, cancellato a colpi di dolorose – e costose – sedute di laser.

Senza troppi giri di parole: un cortocircuito. Che vede suo malgrado coinvolta una giovane agente della provincia di Latina, Valeria Di Nardo, originaria di Fondi. E non solo lei: diversi altri colleghi, nella sua stessa situazione. Che, oltre a lasciare l’amaro in bocca, sembra incredibile.


Per entrare nelle forze armate, è risaputo, non si devono avere tatuaggi visibili. Una regola inflessibile. Motivo per cui Valeria è stata ritenuta inidonea al ruolo da svolgere. Una decisione del Consiglio di Stato, che ha di fatto ribaltato un pronunciamento del Tar del Lazio. I giudici amministrativi avevano permesso alla giovane – e ad altri corsisti nella medesima situazione – di concludere l’addestramento e passare il momento cruciale del giuramento. Un’agente a tutti gli effetti, Valeria. Aspettava solo di prendere servizio, fino all’improvviso stop imposto dai giudici di Palazzo Spada.

Peccato che, come anticipato, il tatuaggio ‘proibito’ non c’era più. Dopo l’ammissione all’esame, Valeria l’aveva cancellato: “Ricordo il dolore, fortissimo”, racconta al Corriere della Sera. “Una volta sono svenuta. Per far presto ho sostenuto cinque sedute ravvicinate, la cicatrice mi resterà tutta la vita”.

“Avevamo già ricevuto pistola, distintivo e manette: ci hanno costrette a rendere tutto”, spiegano al Corsera Valeria e una collega, anche lei nella medesima situazione. “Ogni volta che vedo passare l’auto della polizia davanti a casa mia a Fondi scoppio a piangere”, confida ancora l’agente pontina, brillante studentessa di Giurisprudenza. “Non mi vergogno a dirlo, ma non saprei dove sbattere la testa se non avessi mamma e papà”.

Arrivata la sospensione, non ancora tramutatasi in licenziamento, al momento Valeria e gli altri nella sua situazione non possono cercare lavoro, né partecipare a concorsi. Ancora una volta, una beffa.

E tutto ciò per cosa? Fermo restando che il tatuaggio della discordia non c’è più, cosa rappresentava? Una piccola nota, fissata a dicott’anni sul polso come tributo al suo grande amore per la musica lirica.