“Attendismo politico da una parte e contenzioso civile dall’altra rappresentano i nodi che bloccano la rinascita dell’area Di Donato. È necessaria una svolta, il Sindaco prenda in mano la situazione e non perda un’ulteriore possibilità per la riqualificazione di Formia”.
Con queste parole esordiscono i vertici del Partito Democratico di Formia, in merito alla vicenda riguardante l’area dell’ex colonia Di Donato, tornata alla ribalta dopo le recenti dichiarazioni di Raniero Vincenzo De Filippis, già Presidente dell’IPAB SS. Annunziata
Il rischio di gettare diversi milioni di euro stanziati nel 2011 dalla regione Lazio resta elevato. Parliamo di un’opera centrale nel panorama socio-economico della città, bloccata dalle vicende giudiziarie e dalla mancanza di visione che sta caratterizzando questa stagione politica cittadina.
Questo avviene in una città che oramai da diversi anni deve affrontare la problematica della riqualificazione di vecchie aree industriali come la ex Salid e la Temperina; eredita luoghi decadenti, in passato simboli del boom economico quali il Seven Up e Marina di Castellone e, al tempo stesso, è incapace di recepire una legge regionale sulla “Rigenerazione urbana e recupero edilizio”.
Ecco, qui c’è una prima grande questione da affrontare politicamente, abbandonando la cultura del sospetto che spesso ne ingessa l’azione: non stiamo parlando solamente di recuperare gran parte del patrimonio pubblico dismesso, ma di compiere scelte chiave che rimettano in moto il tessuto socio-economico migliorando la vocazione turistica della città e rendendola più moderna.
Se non si affronta in questi termini la questione, specialmente se non si apre un canale di dialogo costante con tutti gli attori presenti al tavolo, la Di Donato si trasformerà in una cattedrale nel deserto. In assenza di risorse si può lasciarla lì e far finta che non esista, nel nostro caso siamo tenuti a domandarci se possa essere qualcos’altro.
Si tratta, per l’appunto, di investire le ingenti risorse presenti in Regione e in Europa in progetti con una chiara visione di città e di territorio.
Abbiamo bisogno di politiche di prospettiva: ci vuole visione, come Partito Democratico vogliamo immaginare una città che si ribella a questa progressiva deriva e che ripensi il suo futuro intercettando tutte le risorse esistenti”.