Riduzione dei daini nel Parco, Vigorelli contrario ai nuovo bandi

L’altro giorno il Parco del Circeo ha pubblicato i “bandi” per l’esecuzione del famigerato Piano Gestionale di controllo del daino nella foresta demaniale. Dobbiamo fare salti di gioia? Siamo autorizzati a stappare lo champagne, per brindare alla vittoria? Vi dico che bisogna restare seduti, tenere le bollicine in frigo e ripartire con determinazione per una nuova battaglia. Ecco perché”. A intervenire sulla vicenda dei daini, con un lungo comunicato, è l’ex sindaco di Ponza, Piero Vigorelli.

“I bandi sono tre. Il primo, per le adozioni “a scopo ornamentale” (si noti la fine dicitura), riservati a Enti, Associazioni, persone fisiche, il secondo, per l’allevamento “a scopo alimentare” (cioè con destinazione alla macellazione), e il terzo, per l’allevamento all’interno delle Aziende agro-turistiche e venatorie (cioè per le facili partite di caccia).


Il Parco ha poi sfornato anche un “avviso pubblico”, per la formazione del personale che avrà a tracolla un fucile a canna rigata, per sparare ai daini nella foresta demaniale. Proprio questo “avviso pubblico” toglie i veli ai fatti e le veline alle idee che il Parco sta facendo circolare, per sostenere che è iniziata la campagna per l’adozione dei daini, in alternativa alle forme cruente di uccisione. E’ una spudorata falsità.

Così recita la “premessa” dell’avviso (leggere con attenzione): “L’Ente PNC intende formare nell’ambito del Piano Gestionale di controllo del daino, personale di supporto per le operazioni propedeutiche allo screening sanitario della popolazione, nonché quelle di rimozione attiva della popolazione di daino all’interno dell’Area protetta, ai sensi della vigente normativa, da effettuarsi sia tramite cattura in vivo degli animali mediante corral fissi o chiusini mobili, che con la tecnica dell’abbattimento diretto tramite arma da fuoco a canna rigata”.

Vi è chiaro quali siano i compiti dei “fucilieri del Parco”? Devono convogliare i daini nei recinti (corral) per narcotizzare i capi destinati all’adozione “ornamentale”, oppure destinati agli allevamenti per la macellazione, ovvero destinati alle aziende venatorie per diventare bersagli per i cacciatori. Devono anche sparare ai daini per l’abbattimento diretto nel territorio del Parco (e poi venderli a qualche macellaio della zona). Davvero il Parco pensa di poterci prendere in giro?”.

“Con questi bandi, solo una piccola parte dei daini troverà con l’adozione “ornamentale” un nuovo habitat nel quale vivere e morire di vecchiaia – aggiunge Vigorelli – senza tuttavia poter avere cuccioli, perché gli animali saranno sterilizzati chirurgicamente. Un’altra parte finirà negli allevamenti per gli animali destinati alla macellazione. Ancora una parte diventerà il bersaglio dei cacciatori della domenica, quelli che vogliono sparare a colpo sicuro nelle aziende venatorie, invece che andare per boschi e magari non vedere neanche una preda. E per finire, ecco l’abbattimento diretto nella foresta demaniale del Parco, con destinazione alle macellerie locali. Carne pregiata, “una preziosa filiera di prodotto fresco o stagionato”, è scritto nel Piano Gestionale di controllo del daino. Facendo anche i conti che 350 capi, abbattuti nel primo anno, fanno ben 14.000 kg di carne e così si crea un buon business”.

Ancora: “Questi bandi sono uno specchietto per i gonzi e noi non lo siamo. Vi risparmio poi tutte le procedure per l’adozione “ornamentale”, che sono fatte apposta per scoraggiare le brave persone o gli Enti ad accogliere i daini, per sottrarli alla morte. Basti pensare che il Parco “concede” che le domande siano presentate entro il 10 marzo, – cioè appena un mesetto di tempo -, mentre le incombenze burocratiche richieste esigono tempi più lunghi per essere completate. Oppure, che è il Parco a decidere quanti capi catturati vivi debbano essere destinati all’adozione, o agli allevamenti alimentari, o alle aziende venatorie. E quanti allo sterminio in loco. In definitiva, questi bandi sono costruiti… per limitare al massimo le adozioni, per lavarsi la coscienza, affidando agli allevamenti alimentari e alle aziende venatorie, il compito di ucciderne in quantità, e infine per fare, come Parco, il lavoro sporco dello sterminio. Presidente Ricciardi se c’è batta un colpo”.

“E’ del tutto evidente che, così stando le cose, vanno a farsi benedire gli impegni pubblici del Presidente del Parco, il Gen. Antonio Ricciardi – conclude Vigorelli – che si era detto contrarissimo alle “soluzioni cruente” e aveva aperto le porte all’adozione dei daini. Il suo altisonante proclama “Nel Parco non si spara”, è clamorosamente smentito dai bandi di gara e dall’avviso pubblico per istruire i fucilieri del Parco. Nel Parco si sparerà e lei, Presidente Ricciardi, non può negarlo. E’ scritto nell’avviso pubblico, così com’era scritto nel Piano Gestionale.

Inutilmente avevamo messo in guardia il Presidente che il Piano Gestionale di controllo del daino era un “piano di sterminio”, che le adozioni “ornamentali” erano addirittura escluse per principio dal Piano e che perfino quelle per l’allevamento a scopo alimentare o venatorio erano considerate una soluzione da scartare, “per le ricadute negative di carattere biologico, sanitario e culturale”. Del resto, ai fianchi del nuovo Presidente erano appollaiati il direttore del Parco, Paolo Cassola, e la funzionaria Ester del Bove, – cioè i due principali paladini dell’eradicazione dei daini, della “soluzione finale” della specie nel Parco. Ester Del Bove, che in questo periodo è “facente funzione” di direttore del Parco, è l’autrice e la firmataria dei tre perfidi bandi di gara e dell’avviso pubblico per i fucilieri. Confidiamo quindi, – e per l’ultima volta -, in uno scatto d’orgoglio del Presidente del Parco. Altrimenti resterà un vaso di terracotta, come Manzoni dipinse Don Abbondio.

Il Parco vuole fare una cosa seria? Ecco le nostre proposte. Sono molto semplici e sono in grado di mettere fine alle ambiguità del Parco del Circeo. Per i primi cinque anni del piano gestionale si proceda solo e soltanto con le adozioni “ornamentali”. In questi primi cinque anni si proceda altresì alla cattura di altri capi per la loro sterilizzazione. In questo modo si potrà ridurre la popolazione dei daini senza ucciderli e limitare le nascite. I fucili riposino in pace, negli armadietti blindati per la custodia delle armi.