Cadavere nel freezer, la Cassazione apre ai domiciliari per la Scarlata

Sono trascorsi ben 13 anni da quando in una villetta nelle campagne di Doganella, tra Cori, Cisterna e Sermoneta, venne trovato in un freezer il cadavere di un anziano.

Era il 68enne romano Giancarlo De Santis e i carabinieri arrestarono subito la donna che viveva in quell’abitazione, Stefania Orsola Scarlata, in precedenza già coinvolta in pesanti raggiri a Velletri e sospettata di omicidio e occultamento di cadavere.


Indagando però venne fuori che l’allora 35enne, originaria di Caltanissetta, avrebbe invece congelato il pensionato, deceduto per cause naturali, soltanto per poter continuare a ritirare la pensione della vittima.

Tra accuse cadute e reati prescritti, in appello la donna venne alla fine condannata, dopo otto anni, solo per la ricettazione di un timbro postale e ora la Cassazione apre all’ipotesi dei domiciliari o dell’affidamento in prova ai servizi sociali.

Il 27 gennaio scorso il Tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto tali istanze, compresa quella della semilibertà, ma le motivazioni dell’ordinanza non hanno convinto la Suprema Corte, che ha accolto il ricorso di Stefania Orsola Scarlata, nota alle cronache come “Stellina”.

La siciliana ha chiesto di poter accedere ai benefici per scontare l’ultimo anno e venti giorni di pena.

Il Tribunale di sorveglianza, però, secondo gli ermellini non avrebbe tenuto in alcun conto né “gli elementi informativi di cui disponeva” né “le deduzioni difensive, che evidenziavano l’attivazione di un percorso rieducativo adeguato rispetto al vissuto criminale della condannata, al quale ci si riferiva mediante il generico richiamo dei precedenti per truffa commessi nel 2011 e 2013”.

Per i giudici non è neppure sufficiente “il richiamo alle informazioni trasmesse dai carabinieri della stazione di Aversa, che si limitavano a fornire indicazioni sull’inidoneità del domicilio indicato dal ricorrente”.

L’ordinanza è stata così annullata e sulle istanze di Stefania Orsola Scarlata dovrà nuovamente pronunciarsi il Tribunale di sorveglianza di Roma, seguendo i principi indicati dalla Cassazione.