Incendi, il j’accuse del sindaco Vento: “Incazzato con tutti, il sistema va rivoluzionato”

Con un lungo e articolato post rilanciato attraverso la propria pagina Facebook, il sindaco di Spigno Saturnia Salvatore Vento parla della piaga degli incendi che stanno devastando i monti della provincia di Latina. Scagliandosi contro il sistema, e in particolar modo Comuni e Regione Lazio. 

Gli incendi sono solo il punto visibile di un sistema che semplicemente non funziona. L’ambientalismo da salotto ha depauperato i territori del proprio capitale naturale. Montagne che fino a qualche decennio fa davano da ‘mangiare’ ad intere comunità (rimboschimenti, attività pastorale, agricoltura) sono ridotte a ‘selva’ per volontà politica. Hanno vincolato ampie fasce di terreni, anche di proprietà privata, creando un meccanismo burocratico pieno di ‘trappole’, favorito dall’inefficienza della macchina amministrativa regionale. Vent’anni per l’approvazione del Piano di Gestione Forestale del Parco dei Monti Aurunci, mentre il Comune di Spigno Saturnia attende dal 2015 che il proprio Piano Comunale venga approvato”.


Il sindaco Salvatore Vento

“Nel frattempo – continua il sindaco – i terreni coltivati vengono abbandonati dagli agricoltori, schiacciati sempre più dal peso, anche economico, per ottenere le autorizzazioni per ogni tipo di manutenzione. Le richieste di taglio, che serve per far sopravvivere i boschi, oltre a generare economia locale, si perdono in labirinti di carte e cartacce. Anche l’autorizzazione per la raccolta della legna secca su terreno demaniale è oramai diventata una scala di Escher. Per non parlare degli allevatori, accusati di tutto dagli ambientalisti da tastiera, che in vent’anni non hanno ricevuto dalle istituzioni nemmeno una ‘pozza d’acqua’ dove far abbeverare gli animali nel periodo estivo. Richieste assurde che per lo più trovano motivazione in discutibili regolamenti, senza valenza giuridica, figli a volte del pensiero personale di chi li redige. Una situazione non più tollerabile adesso, che purtroppo non trova opposizione dai Comuni, che invece di fare squadra per cambiare le cose e tornare a gestire i propri territori nell’interesse preminente delle loro comunità, preferiscono non alzare polveroni contro i vate della politica regionale per qualche spiccio da investire nella sagra di turno”.

“Gli incendi di queste settimane hanno colpito quasi tutti i territori del Parco dei Monti Aurunci, causando danni incalcolabili, e mettendoci nei prossimi mesi invernali a potenziali rischi idrogeologici pesanti. Eppure, non una parola da parte della Regione Lazio, che avrebbe dovuto affrontare quella che è, a tutti gli effetti, una calamità (non naturale perché frutto della pazzia e degli interessi economici degli ‘uomini’) alla stregua di ogni criticità ambientale (alluvioni, frane, ecc.). La Regione si limita al ‘compitino’, la richiesta di stato di calamità presentata alla Presidenza del Consiglio, con l’auspicio che venga accolta per generare il solito giro di distribuzione verso i territori ‘elettoralmente’ importanti. Questo sistema non va cambiato, ma scardinato e rivoluzionato. La Legge Regionale 29/97 va superata: un mostro giuridico che non tutela i territori ma genera solo enti”.

“La montagna – prosegue Vento – deve tornare a chi la vive e la sente dentro: agli agricoltori, ai pastori, ai tagliatori. E mi dispiace se susciterò terrore verso qualcuno, ai cacciatori. Queste sono le categorie che ‘salvaguardano’ il nostro capitale naturale. Una visione politica lungimirante avrebbe dovuto creare un sistema che integrasse questi gruppi sociali con il turismo e l’accoglienza. Oggi ci troviamo invece di fronte ai Monti Aurunci ridotti a un cumulo di cenere e carbone. Ho letto in questi giorni associazioni e colleghi che ringraziano ‘tizio’ e ‘caio’ (immancabile citare il referente regionale politicamente ‘pesante’ di turno). Io non ringrazio nessuno, sono incazzato con tutti. Io rendo merito solo ed esclusivamente ai volontari (non retribuiti) delle associazioni di protezione civile impegnati nella campagna A.I.B., che mettono a rischio loro stessi, ‘regalano’ lo loro competenze e tralasciano lavoro e affetti. E soprattutto ai miei volontari, gli Angeli dell’Ambiente, che per due volte in meno di una settimana, armati di zappe e rastrelli, sono saliti oltre quota 1000 s.l.m. (Monte Vomero, Monte Campetelle) per zappare e rastrellare cm e cm di lettiera, spostare tronchi e spegnere fiamma a mano. Siete degli ‘anarchici’, vi stimo”.