Anni 2000, mafia nel sud pontino: tutti a processo

A giudizio 22 imputati coinvolti nell’inchiesta “Anni 2000”, portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma e relativa alla presunta costituzione nel sud pontino di un’associazione per delinquere di stampo mafioso capeggiata da Antonio Antinozzi, già condannato per l’omicidio del carrozziere Antonio Di Marco e sempre per mafia, e quella di due organizzazioni dedite al narcotraffico.

Ad accogliere la richiesta dei pm il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Valerio Savio.


Altri tre imputati, Antonio Antinozzi detto “Trippetta”, Vincenzo De Martino e Agostino Di Franco, che hanno scelto il rito abbreviato, verranno invece giudicati allo stato degli atti.

Per i 22 a giudizio, infine, il processo è stato fissato per il prossimo 21 dicembre davanti al Tribunale di Cassino.

Secondo il pm Corrado Fasanelli, Antonio Antinozzi, il figlio Decoroso, Agostino Di Franco, Antonio Reale, Vincenzo De Martino e Marika Messore, dopo la scissione di Antonio Antinozzi dal clan Mendico-Riccardi, avrebbero preso parte a un’organizzazione criminale mafiosa costituita da quest’ultimo tra Castelforte e Santi Cosma e Damiano, impegnata nel traffico di cocaina e hashish e nell’imporre il pizzo a commercianti e imprenditori dei due centri, di Minturno e dei Comuni limitrofi.

Più nello specifico, secondo la Dda sarebbe stato Antonio Antinozzi a pianificare le condotte estorsive, commissionando atti intimidatori e incendiari.

Messore è accusata poi di essere intervenuta anche nelle elezioni comunali del 2016 a Minturno, “imponendo la volontà del clan in ordine alla affissione di manifesti elettorali”.

Un’organizzazione dedita al narcotraffico, per la Dda, sarebbe poi stata messa su da Ettore Mendico, Maurizio e Pierluigi Mendico, Ciro Bonifacio, Eduardo e Francisco Parente, e Fabio Buonamano, facendo affari con cocaina, hashish e marijuana.

E un’organizzazione analoga sarebbe stata creata sempre da Antonio Antinozzi, dal figlio Decoroso, da Vincenzo De Martino, Agostino Di Franco, Adolfo Pandolfo, Marika Messore e Antonio Reale, dividendosi le piazze di spaccio con l’organizzazione di Mendico.

Imputati infine pure Sergio Canzolino, Ciro Casaburi, Salvatore Di Franco, Giancarlo Di Meo, Alessandro Forcina, Gianluigi Mendico, Luigi Parente, Armando Puoti, Giuseppe Sola, Carla Tomao e Marco Viccaro.

Una sessantina i capi di accusa, frutto delle lunghe indagini svolte dai carabinieri.