FORTE VENTO PROVOCA DANNI AL CIMITERO DI ITRI

E’ stata un’autentica bufera di vento quella che, spezzando rami anche grossi degli alberi e gettandoli sulle lapidi tombali, ha provocato danni di grande portata all’interno del cimitero di Itri. Gli operatori della struttura e i parenti che si sono recati a far visita ai cari estinti hanno dovuto rimboccarsi le maniche per togliere dalle lapidi delle tombe interrate e dalle balaustre dei loculi a muro grossi rami (per molti c’è voluto l’aiuto delle motoseghe degli addetti ai lavori) vasi con piante interrate e fioriere, portalampade e oggetti di ogni genere che i familiari avevano deposto sulla base marmorea che sigillava il tumulo dei parenti, a seconda degli interessi che avevano caratterizzato l’esistenza dei defunti. La furia del vento ha trascinato anche cassonetti, portandoli a sbattere contro le siepi dei viali, mentre ha pure mandato in frantumi i vetri di alcune cappelle che raccolgono i resti mortali di gruppi familiari. Si è trattato, insomma, di un danno di rilevante portata per il rimborso delle cui spese -secondo le intenzioni dei primi parenti giunti al cimitero nella giornata di ieri- si ha intenzione di chiedere l’intervento del comune. Non mancano, in proposito, anche le critiche. Si contesta il mancato intervento sulle chiome di alberi vecchi e dalle evidenti condizioni di precarietà che lasciavano intendere l’incapacità a resistere a quelle bufere di vento che da qualche tempo a questa parte stanno diventando un autentico castigo di Dio per tetti di abitazioni, teloni industriali, alberi, frutta e raccolti agricoli. Infatti, oltre che il cimitero, a pagare un prezzo altissimo alla furia del vento è stata la produzione che si avvia alla fase del raccolto dell’oliva ‘nera’ che viene
commercializzata con il nome di ‘oliva di Gaeta in salamoia’ e la cui raccolta non può avvenire prima di San Giuseppe pena il mancato
del frutto, fenomeno che non consentirebbe al gustoso frutto di assumere la colorazione nera anche all’interno, come piace tanto al mercato pertenopeo.