NUOVE INDAGINI PER LA MORTE DI FILIPPO PITTIGLIO. L’ARMATORE DELLA BOTTIGLIERI CHALLENGER CONDANNATO PER INQUINAMENTO

*Filippo Pittiglio*

Nuove analisi sul corpo di Filippo Pittiglio, il 23enne allievo di coperta di Gaeta ed ex studente dell’istituto Nautico Caboto di Gaeta, trovato morto il 4 aprile di un anno fa nella propria cabina, a bordo della nave commerciale Bottiglieri Challenger della Shipping Company di Napoli, al momento del rinvenimento del corpo in navigazione da Singaporte al Golfo della Malacca nell’Oceano Indiano.

Le ha disposte la Procura di Roma, competente in quanto la nave batte bandiera italiana, che nei giorni scorsi ha dato ordine di esumare il corpo del giovane, tumulato presso il cimitero di Gaeta, e ha affidato l’incarico a un consulente medico perchè esegua un approfondito esame tossicologico sulla salma.


Massimo il riserbo da parte della Procura romana che, evidentemente, intende chiarire ulteriormente le cause che portarono al decesso del giovane. All’epoca dei fatti la compagnia navale diffuse immediatamente dopo il rinvenimento del ragazzo un comunicato in cui si leggeva che l’allievo di coperta, al primo imbarco con la compagnia di navigazione di Napoli e a bordo solo da due giorni,  “è stato rinvenuto suicida nella propria cabina”.

L’esame tossicologico disposto potrebbe confermare la morte per suicidio dichiarata dalla compagnia navale nell’immediatezza del decesso come anche aprire un nuovo scenario ancora non considerato. Di certo sono in tanti a voler sapere cosa successe esattamente quel 4 aprile a bordo della Bottiglieri Challenger come dimostrò anche il grande affetto tributato al giovane allievo in occasione dei funerali tenutisi alla Chiesa dell’Annunziata a Gaeta il 20 aprile di un anno fa.

Gli stessi famigliari del ragazzo, che mai si sono lasciati andare a dichiarazioni pubbliche e hanno preferito mantenere un profilo basso in tutta la vicenda, tra le poche dichiarazioni rilasciate hanno sempre affermato di non credere alla tesi del suicidio.

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BOTTIGLIERI CHALLENGER, ARMATORE CONDANNATO PER INQUINAMENTO IN AMERICA

Falsificazione del registro degli oli minerali, ostruzione alla giustizia mediante l’occultamento e la falsificazione del registro, ostruzione alla giustizia effettuata ordinando a un membro dell’equipaggio di rimuovere una flangia collegata a una valvola che era stata usata come parte di un sistema per scaricare rifiuti di sentina in mare. Il tutto avvenuto a Mobile, in Alabama negli Stati Uniti lo scorso 24 gennaio, scoperto e provato dalla Guardia
Costiera americana.

Protagonista Vito la Forgia, capitano di macchina a bordo della Bottiglieri Challenger, la stessa nave dove un anno prima era stato trovato cadavere Filippo Pittiglio. Per questi reati nel luglio scorso la compagnia navale, di fronte al Tribunale dell’Alabama, si dichara colpevole di inquinamento pagando un milione e trecentomila euro, quattro anni di libertà vigilata, ed evitando l’apertura di un processo penale. Vito La Forgia ad agosto viene condannato a un mese di detenzione con la condizionale.

Stando agli atti processuali, la Challenger, in un viaggio da Singapore al Brasile con destinazione Mobile, aveva scaricato per ben sei volte in mare rifiuti oleosi avvalendosi del cosiddetto “magic pipe”, ovvero un tubo che permette di bypassare il separatore delle acque di sentina, scaricando direttamente fuori bordo oli e acque contaminate.