ITALCRAFT GAETA, DAVANTI AL TAR IL CONTENZIOSO SUI TERRENI DEMANIALI CON IL CONSIND

Se da una parte sembrano risolversi in maniera soddisfacente le vertenze sindacali e occupazionali dei 46 lavoratori dell’Italcraft di Gaeta, dall’altra le controversie giudiziarie in corso tra i vari attori coinvolti nella storia recente della storica azienda nautica gaetana evolvono in maniera del tutto indipendente. E inaspettata, con possibili colpi di scena. Perché infatti nei prossimi giorni è atteso il pronunciamento del Tar nel merito di fatti che sono accaduti circa un paio di mesi fa e proprio a pochi giorni dal pronunciamento dello stesso tribunale amministrativo. In quell’occasione si attendeva il parere sul concordato preventivo messo in piedi per valutare l’ingresso della Bluefin in società, accompagnato dalle adeguate fideiussioni bancarie a garanzia dell’acquisto societario e della redazione dei piani industriali per la sopravvivenza dell’azienda. Parere poi espresso negativamente.

Ma cosa accade alcuni giorni prima di quel parere? In sostanza con una nota datata ai principi di settembre il Consorzio di sviluppo industriale fa sapere ai commissari giudiziari della curatela fallimentare che il contratto di assegnazione del suolo per l’Italcraft sta scadendo, ma solo dopo che la stessa gestione fallimentare aveva incaricato i propri emissari di controllare le concessioni e le autorizzazioni sul sito demaniale. Ma una volta recatisi negli uffici consortili quei funzionari non trovarono nulla. E solo dopo il Consind relaziona.


Insomma la comunicazione della imminente scadenza del contratto di assegnazione per il sito avviene poco prima del parere, poi emesso negativamente dal Tar. Sorge perciò il dubbio che questa strategia del Consind, nonostante sia bene chiarire che i motivi di opposizione al concordato fossero anzitutto di natura finanziaria, abbia in qualche modo favorito, o meglio agevolato, il parere contrario per l’ingresso con la conseguente gestione societaria della Bluefin. Una nota contro la quale poi la stessa Bluefin si è opposta ricorrendo nuovamente al parere dirimente del Tar, e quando comunque la bontà dei propri impegni sindacali e finanziari, è stata già riconosciuta su scala interistituzionale. Insomma quella nota è valida o no, dice il vero?

A questo punto il Tar deve decidere se effettivamente l’Italcraft può ancora beneficiare del contratto attualmente in essere per lo sfruttamento a scopo industriale di quel suolo o riconfigurare un nuovo rapporto concessorio dove magari vengono riadeguati i canoni di sfruttamento. Quantomeno strano che nel frattempo, nel mese di ottobre, lo stesso presidente del Consorzio andava al Comune di Gaeta a firmare un protocollo d’intesa con Provincia e Comune per rassicurare nuovi imprenditori interessati, Bluefin compresa che attendeva l’esito del concordato, che non avrebbero avuto nessun bastone tra le ruote sul proprio operato anche se avessero dovuto chiedere cambi di destinazione d’uso. L’importante era salvaguardare i livelli occupazionali e il lavoro dei 46 in cassaintegrazione.

Era invece significativo, come un segnale, il fatto che il piano industriale non piacesse al Consind, forse capace di individuare nuovi soggetti interessati, solo se non ci fosse stata di mezzo la Bluefin ovviamente.