GAETA, GUERRA SINDACALE ALLA POZZI GINORI

Ormai è guerra a tutto campo tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori alla Pozzi Ginori di Gaeta. A poche settimane dalla scadenza della cassaintegrazione, della quale le maestranze dell’azienda beneficiano da circa un anno, la triade composta dalle sigle Cgil, Cisl e Uil combatte affinché le omologhe rappresentanze di base, interne all’organico, non siedano al tavolo delle contrattazioni sindacali con i vertici aziendali e la Confindustria.

L’ultimo episodio di una lotta fratricida rimasta tutto sommato nell’ombra negli ultimi mesi, è tuttavia sfociata con tutta la sua irruenza nel corso dell’incontro del 10 gennaio scorso quando la cosiddetta triade sindacale ha chiesto ufficialmente l’allontanamento dei sindacati di base dal tavolo delle contrattazioni. Avvelenata è stata ovviamente la reazione di questi ultimi.


“E’ ormai consolidata, finché i lavoratori lo vorranno, – si legge in una nota dei rappresentanti di Rsu e Usb – l’oligarchia del regime sindacale della triade e non solo all’interno della Pozzi Ginori di Gaeta. Regime il cui potere è esercitato da pochi, operanti nel proprio interesse e a danno di tutti. Più volte sono state informate le maestranze di questa arroganza e dei danni che ha provocato e che continua a provocare. L’ultimo grave errore – si continua a leggere nella nota – compiuto da questa ‘gente’ emerge dal recente incontro fra Confindustria e azienda del 10 gennaio scorso quando è stato richiesto ufficialmente dalla triade l’allontanamento delle organizzazioni sindacali dell’Usb alla trattativa, certi di possedere la leadership, una posizione privilegiata, una priorità acquisita, insomma una evidente volontà di bypassare l’unità dei lavoratori”.

E l’attacco assume toni ancora più aspri: “Crediamo – proseguono – che la loro condotta è simile alle strutture delle ‘corporazioni fasciste’ e per di più utilizzando come modello di riferimento il modus ‘divide et impera’. Perciò – affermano dal sindacato di base rivolgendosi direttamente ai lavoratori – vi saranno riferite tante ma tante menzogne, come hanno sempre fatto, fino a rendervi insensibili alla lotta per la difesa del posto di lavoro, per poi sviluppare i loro ignobili obiettivi. Infatti, di fronte a tale gravità, non hanno ancora piena coscienza di quanto potrà accadere. Gli unici interventi sono azioni d’irresponsabilità e d’immobilità che a nulla servono per la difesa dell’occupazione.

Nell’ultimo incontro presso la Confindustria alla presenza dell’azienda rappresentata dal dottor I. Bizzaro e dal ragioniere G. Rinaldi, rispettivamente responsabile Marketing Sanitec Italia e responsabile delle Risorse Umane dello stabilimento in Gaeta, è stato intrapreso un confronto sui termini e le argomentazioni che hanno generato la crisi irreversibile dello stabilimento. In conclusione il dott. Bizzaro ha confermato gli errori segnalati ma purtroppo, così si esprimeva, ‘oggi la preoccupazione è gestire la crisi dal punto di vista sindacale’. Secondo noi la crisi, che pure deve essere gestita, non può passare solo esclusivamente attraverso una riorganizzazione ma, come già da noi detto, pronti a ribadirlo per l’ennesima volta, questa va gestita, affrontata e sconfitta con l’innalzamento delle rese di prima cottura, a scapito evidentemente degli scarti, che consentiranno un notevole abbattimento dei costi del personale, evitando la rilavorazione del pezzo, dell’energia, evitando inutili ricicli di cottura, delle materie prime, ottimizzandone il consumo e, infine, anche della rappresentanza. Se non si comprende questo temiamo una deriva ancora più drammatica per i lavoratori.

Valutando quanto scaturito in questo breve incontro, possiamo concludere che le organizzazioni sindacali presenti in fabbrica e in Provincia nulla hanno fatto per cercare di comprendere quanto stava e sta accadendo,- ma continuano a sfogarsi denigrando coloro che sono impegnati a dare la giusta valutazione alla grave crisi per di più amplificata da una scellerata gestione condivisa da altri sindacati incapaci, incompetenti e presuntuosi, il cui unico fine è il ricorso alla Cassaintegrazione in luogo di proposte di rilancio nella ricerca di soluzioni vere alle problematiche aziendali come accaduto negli analoghi casi della ex Bristol, Nexans, Pfizer, Biosint e laddove ancora operano in ambito sindacale questi stessi personaggi”.